CUNEO: AUTUNNO AVARO DI CASTAGNE, COMPARTO IN CRISI

Condividi

L’autunno del 2011 sarà ricordato come uno dei più avari di castagne nel Cuneese. Un tempo sostentamento per intere comunità oggi il frutto non sembra in grado di reggere il susseguirsi di annate sempre meno fortunate. Molte sono le cause di questa situazione, alcune contingenti altre più profonde. Confagricoltura Cuneo ha analizzato i fattori di questo momento di crisi.

Quest’anno la causa principale è principalmente l’anomala siccità che ha accompagnato lo sviluppo dei frutti. La mancanza di precipitazioni e le temperature elevate di agosto e settembre, infatti, non hanno favorito la produzione. A ciò va aggiunta la presenza sempre costante di parassiti e insetti; gli attacchi del Cinipide dopo anni di lotta e studi sembrano essere in calo, ma quest’anno la “new entry” è un fungo (lo Gnomoniopsis pascoe) che, specie nelle zone del Roero e del Monregalese, ha creato non pochi grattacapi ai produttori a causa del cosiddetto “marciume” del castagno.

Tuttavia la crisi della castanicoltura in provincia di Cuneo parte da lontano e va ricercata in numerosi fattori: dalla diminuita vitalità dei castagneti esistenti, all’aumento delle superfici a boschi cedui invecchiati e colpiti da parassiti, dall’anzianità degli addetti alla virulenza dei parassiti, ma non solo.

“Principalmente è venuta meno la pratica agronomica da parte di chi conduce i fondi – sottolinea Patrizio Michelis esperto del settore che per tanti anni ha seguito le problematiche legate al castagno per la Comunità montana Alto Tanaro, Cebano e Monregalese – che con decespugliatori e soffiatori si preoccupa più di asportare che non di apportare sostanza organica di nutrimento alle piante”.

E poi c’è da considerare un clima i cui cambiamenti, sempre più repentini, influiscono negativamente su quantità e qualità della produzione. Ma allora come intervenire? “Bisogna incominciare a trattare il castagno come una qualsiasi altra coltura – dichiara Valter Roattino, direttore di Confagricoltura zona di Mondovì -; abbiamo castagneti a volte troppo vecchi e situati in zone dove il terreno non è ottimale. Occorre pensare di coltivare i castagni impiantando nuove varietà con impianti razionali e moderni, trattando il castagneto come qualsiasi altro frutteto. Se in passato i castagneti servivano a sfamare le masse, oggi per fortuna non è più così e l’agricoltura deve fare i conti con un mercato globale e assai esigente che richiede un prodotto sempre migliore sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo”. Con l’evoluzione delle tecniche meccanizzate, per esempio, altre zone di Italia e del resto del mondo hanno saputo raggiungere quote di mercato importanti potendo offrire frutti ad un prezzo inferiore. “In provincia di Cuneo, tuttavia, non è semplice operare in maniera così massiccia con l’automazione – conclude Roattino – in quanto i boschi sono situati in prevalenza su pendii impervi”.

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE