Fresco di nomina al vertice di Fruitimprese Emilia Romagna (in precedenza l’associazione degli esportatori aveva in regione un referente solo per Cesena e circondario), Giancarlo Minguzzi, titolare dell’omonima società consortile di Alfonsine, non nasconde che la pesante situazione della frutta estiva è riconducibile anche a discutibili strategie della peschicoltura “made in Italy”.
“Parliamoci chiaro, all’estero siamo visti come quelli da cui si può comprare a basso prezzo, siamo quelli del calibro C che non brilla per gusto e sapore. Così non va. Dobbiamo produrre qualità, specializzarci in calibri più elevati, inseguire il top di gamma, dar da mangiare bene, insomma. Le commodity lasciamole agli altri….”.
La schiettezza dell’imprenditore romagnolo è confermata dal concetto che “se gli sforzi per adottare provvedimenti di sostegno al settore, in sede nazionale e comunitaria, sono lodevoli, risultati e risorse importanti difficilmente potranno arrivare: non si può pensare di fissare regole uguali in Paesi produttori con caratteristiche molto diverse. Ma soprattutto, le risorse dell’Ocm sono quelle che sono e hanno già una precisa destinazione…”. Insomma, vietato farsi illusioni. Come le ultime vicende in sede comunitaria sembrano del resto confermare.
Tuttavia, “non è detto che l’estate, iniziata malissimo, non possa regalare qualche soddisfazione: la campagna pesche è cominciata in anticipo e vi è stata una concomitanza nella raccolta, ma se il clima ci assisterà incoraggiando i consumi, la seconda parte della stagione potrebbe girare in positivo. Certo, questi due mesi, molto pesanti, non si potranno comunque cancellare…”.
Altra nota dolente per chi opera nel comparto è il rapporto con la grande distribuzione: “Gli interessi delle catene soverchiano quelli del settore; se ne approfittano con scontistiche troppo elevate e modalità di pagamento dure da digerire, che dovrebbero essere cambiate”.
Minguzzi, la cui azienda esprime circa 25 mila tonnellate di prodotto, per il 60% destinato all’esportazione, rivolge infine un ideale appello alle aziende emiliano romagnole affinché si stringano attorno a Fruitimprese che oggi, nella regione, conta una sessantina di associati in grado di esprimere un fatturato di 700 milioni di euro circa: “Bisogna fare sistema, aggregarsi, anche per avere più voce in capitolo nei confronti delle istituzioni, a partire dall’amministrazione regionale”.
Mirko Aldinucci
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