Londra e Washington hanno bombardato obiettivi militari in Yemen, giovedì sera, in risposta agli attacchi da novembre dei ribelli Houthi alle navi commerciali che transitano nel Mar Rosso.
Aerei britannici partiti dalla base cipriota di Akrotiri e una nave statunitense, oltre a un sottomarino, hanno colpito la capitale yemenita Sana’a, il porto di Hudaydah, la città di Dhamar e Saada, una roccaforte Houthi nel nord-ovest dello Yemen. Gli obiettivi sono stati hub logistici, sistemi di difesa aerea, depositi di armi e siti di lancio. Lo riporta Euronews.
Dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, i ribelli yemeniti, che controllano la parte occidentale del Paese da quasi dieci anni, hanno preso di mira la navigazione nello stretto Bab El-Mandeb diretta verso Israele, ma di fatto dirottandola altrove.
La rappresaglia contro gli Houthi, armati e finanziati dall’Iran, è stata supportata da Australia, Bahrein, Canada e Paesi Bassi. Gli ultimi tre Paesi sono membri della task force marittima dell’operazione Prosperity Guardian messa su dagli Stati Uniti e di cui fa parte anche l’Italia.
“Questi attacchi di precisione avevano lo scopo di interrompere e degradare le capacità degli Houthi di minacciare il commercio globale in una delle vie d’acqua più critiche del mondo” si legge in un comunicato congiunto delle nazioni coinvolte nell’attacco più Corea del Sud, Danimarca, Germania e Nuova Zelanda.
Il ministero degli Esteri dell’Iran ha condannato i bombardamenti sullo Yemen come una “chiara violazione della sua sovranità e integrità territoriale” ha dichiarato su Telegram un portavoce del ministero, Nasser Kanani. Giovedì mattina la marina iraniana ha sequestrato una petroliera nel Golfo dell’Oman.
Aggirare il Mar Rosso e circumnavigare l’Africa sulla rotta Shanghai-Rotterdam comporta la percorrenza di circa 14 mila miglia invece che 11 mila e l’allungamento della navigazione di almeno 8-10 giorni.