CRISI DRUPACEE, MINGUZZI: “LO STATO SOPPRIMA I CONTRIBUTI LAVORATIVI”

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“Per la crisi strutturale che sta vivendo il settore delle drupacee servirebbe che lo Stato sopprimesse i contributi lavorativi come si fa nelle aree economiche depresse. A causa delle gelate e della perdita di quasi tutta la produzione, quest’anno, ci saranno aziende che resteranno chiuse”.

È l’accorato appello di Giancarlo Minguzzi (nella foto), presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna che, facendosi portavoce del settore drupacee, riferisce al Corriere Ortofrutticolo le istanze prioritarie che il comparto sta sottoponendo a tutti i tavoli istituzionali.

Dopo una serie di annate poco fortunate, vuoi per il clima vuoi per i prezzi, vuoi per la troppa produzione, quest’anno la mannaia – che sarebbe dovuta essere la siccità che sta mettendo in ginocchio gran parte del Paese – è stata, invece, una serie di gelate a marzo che hanno distrutto l’80% della produzione di drupacee.

“Quest’anno le aziende stanno lavorando per la metà della loro reale capacità. Nella mia, ad esempio, che fa ricorso normalmente a circa 200 lavoratori stagionali per la campagna estiva, adesso ne bastano 70. Per non parlare di quelle che non ce la fanno ad andare avanti proprio perché, comunque, ci sono i costi vivi da pagare per mantenere in piedi gli impianti”.

Si tratta di circa 10-11mila euro per ettaro al netto dei costi di raccolta che quest’anno purtroppo non si dovranno sostenere e che ammontano ad altri circa 5mila euro.

L’incidenza dei contributi per il lavoro, sul totale, è del 30% – precisa Minguzzi –. Andare avanti così è difficile. Abbiamo chiesto lo stato di calamità alla Regione ma sembrerebbe molto restia a concederlo. Oltre alla soppressione dei contributi sul lavoro di cui chiediamo che si faccia carico lo Stato, servirebbe anche un abbassamento del costo della manodopera. Viceversa molte aziende del settore drupacee, rischiano di chiudere i battenti. Chi ha dei partner al Sud Italia, dove il problema climatico non si è posto e la campagna sta andando avanti più o meno normalmente, riesce in qualche modo ad organizzarsi. Ma non è così per tutti”.

Intanto la siccità sta colpendo pesantemente la regione Emilia Romagna con il Po’ ben al di sotto dei livelli di media storica. “Quelle che ne risentono di più sono le colture intensive – chiosa Minguzzi – soprattutto nelle colline romagnole di Forlì, Cesena e Ravenna. Ma le aziende più strutturate, sono organizzate anche sul fronte dell’irrigazione. Quelli che sono in grave sofferenza, sono i piccoli produttori”.

Mariangela Latella

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