CORSA AL PRODOTTO CONFEZIONATO IN GDO, RIVOIRA: “UNA FOLLIA. PUNTARE SUI COLLI”

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Aumentare i volumi di frutta confezionata è una follia, oltre che impossibile. Siamo di fronte ad un’emergenza ma serve anche mantenere la calma, non agire d’impulso e ragionare sulle scelte”. Marco Rivoira, amministratore delegato dell’omonimo gruppo piemontese, è preoccupato per il forte aumento delle richieste da parte della grande distribuzione di avere sugli scaffali dei supermercati più frutta confezionata, al posto di quella sfusa.

Marco Rivoira

“Per quanto riguarda le mele, per esempio, il rapporto è 70-30. Cioè sul totale venduto, il 70% della merce è sfusa, il restante 30% confezionata. Non si può protendere, seppur in questa situazione particolarmente critica che stiamo vivendo, capovolgere questi valori, o addirittura richiedere solo prodotto confezionato, come stanno chiedendo alcune catene distributive. È insostenibile”, sottolinea Rivoira. “Non ci sono le condizioni per farlo: mancano i macchinari, le linee di confezionamento, il personale e la logistica per consentirlo”.

Secondo l’imprenditore cuneese, viste le mutate frequenze e modalità d’acquisto dei consumatori in tempo di coronavirus, una soluzione potrebbe essere quella di puntare maggiormente sulle vendite a collo. “Bisogna ottimizzare le confezioni, promuovendo vendite di prodotto con confezioni più grandi. Pensare a packaging grandi, pur mantenendo lo sfuso, che non può e non va eliminato”.

Emanuele Zanini

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