La Procura di Roma ha chiesto il giudizio immediato per Giuseppe Ambrosio, già capo della segreteria del sottosegretario Franco Braga, e ex capo di gabinetto dei ministri Luca Zaia e Giancarlo Galan. Oltre a lui il pm Stefano Rocco Fava ha sollecitato il processo per la moglie dell’alto dirigente, la signora Stefania Ricciardi (ai domiciliari).
Inoltre la richiesta di processo è stata estesa ai dirigenti del ministero Ludovico Gay e Michele Mariani oltre ad alcuni imprenditori. Nel complesso il gip dovrà vagliare nove posizioni, ma sotto indagine restano una trentina di persone. Le accuse contestate, a vario titolo, sono quelle di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti e turbata libertà nella scelta del contraente.
In pratica Ambrosio e i funzionari del ministero a lui vicini – secondo l’accusa – in cambio di benefit e vacanze, ma anche oggetti d’arredamento e prodotti alimentari, che prendevano dagli imprenditori, facilitavano contributi pubblici, contratti e pilotavano gare d’appalto. Il giorno in cui scattarono le manette, i militari della polizia tributaria della Guardia di finanza eseguirono sequestri per l’equivalente di 43 terreni e fabbricati (compresi ville con piscina e attici), dieci auto, moto e diversi conti correnti, polizze assicurative, titoli: per un valore di 22 milioni.
Secondo gli inquirenti, coordinati dall’aggiunto Nello Rossi, ammonterebbero ad oltre 32 milioni i soldi pubblici finiti nelle tasche degli imprenditori. Anche in ragione di ciò il pm Fava ha ottenuto il congelamento della retribuzione con relativa tredicesima di Ambrosio. All’attenzione del magistrato è anche arrivata la richiesta di chiarimenti della Commissione europea.
Nell’ordinanza del giudice Flavia Costantini che nel dicembre scorso ha portato in carcere Ambrosio e "soci" si spiega che è stato accertato "un diffuso sistema corruttivo radicato nell’ambito del Mipaaf, posto in essere sistematicamente e con modalità seriali in occasione di elargizioni di denaro pubblico".
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