L’associazione spagnola dei giovani agricoltori (ASAJA) della divisione di Córdoba si è riunita nei giorni scorsi insieme ad un nutrito gruppo di produttori di aglio della provincia per celebrare l’avvio della nuova stagione produttiva e analizzare la situazione allo stato attuale.
Durante l’incontro, che ha visto tra i protagonisti il presidente di Asaja Córdoba, Ignacio Fernandez de Mesa, e il presidente del settore aglio, Miguel del Pino, si è fatta una stima delle aree provinciali dedicate a tale coltura.
La superficie coltivata per la stagione in corso è stata valutata circa il 15% in meno rispetto all’anno precedente. In termini qualitativi, finora le piante coltivate in campo aperto appaiono sane e di buona qualità, ma il giudizio finale dipenderà dall’andamento dei prossimi mesi, soprattutto di aprile e maggio. Il problema principale di cui si è dibattuto durante la riunione, e di cui si parla già da tempo, è quello relativo alle importazioni cinesi da parte dell’Unione europea. La Cina è il più grande produttore di aglio a livello globale con l’85% della produzione mondiale. I costi di produzione nei paesi asiatici sono molto inferiori a quelli europei, soprattutto a causa dei bassi costi della manodopera, rendendo impossibile a questi ultimi una competizione a livello di prezzi.
"I consumatori europei dovrebbero poter valutare la sicurezza alimentare e la qualità dell’aglio nostrano, cresciuto in base a rigidi standard fitosanitari", ha dichiarato l’associazione in un comunicato. “È sempre più difficile combattere contro i bassissimi prezzi imposti dai produttori cinesi; la Cina, infatti, ha già conquistato gran parte del mercato dell’aglio, sia fresco che trasformato (in polvere o congelato)". (c.b.)