A livello internazionale, si sa, gli scambi commerciali sono regolati nella maggior parte dei casi dall’imposizione di barriere fitosanitarie che tal volta mascherano vere e proprie misure di protezionismo. Al contrario l’Europa continua ad adottare un approccio permissivo consentendo l’entrata a tutti i prodotti agroalimentari a condizione che non vi siano specifici divieti d’ingresso.
Tutto ciò si risolve in un sostanziale squilibrio di mercato tra i diversi paesi esportatori. A fronte di episodi commerciali che hanno visto il nostro paese perdere grosse opportunità proprio a causa di queste barriere, si rende necessario più che mai, affrontare il problema in modo serio e costruttivo. Al dibattito svoltosi questa mattina a Cesena ha preso parte chi, come Dino Scanavino presidente della Cia, sostiene che i mercati debbano essere aperti e che “giocare” con le barriere non è una strategia commerciale lungimirante; e chi, come Gianpaolo Buonfiglio presidente Agci Agrital, vorrebbe superare questo scenario in cui si opera ad armi impari. Un punto di mediazione è stato trovato dal vice Ministro delle Politiche Agricole, Andrea Olivero, che sostiene che il non imporre barriere fitosanitarie non debba significare essere ingenui. Secondo il Vice Ministro è infatti necessario tenere una reciprocità sostanziale nei rapporti commerciali considerando dunque l’agroalimentare un settore per noi strategico da difendere nelle negoziazioni tra paesi. (c.b.)