Cresce a doppia cifra il biologico, 17,3 per cento l’aumento del giro d’affari nell’ultimo anno, per un valore complessivo di 3 miliardi di euro (fonte: Anabio – Associazione delle imprese agricole a conduzione bio), più come crescita culturale di un consumatore che crede questi prodotti importanti per la salvaguardia dell’ambiente e per uno sviluppo davvero sostenibile che non per motivazioni salutistiche e di salubrità.
Al punto che chi consuma bio si dice disposto a pagare il 15 per cento in più del prezzo di un "normale" prodotto. L’Italia è il sesto Paese al mondo per ampiezza delle superfici coltivate a bio – 1,320 milioni di ettari – e per il tasso di crescita – 150 mila ettari in più rispetto al 2013 (+12,8 per cento) -, su cui lavorano 45.969 imprese (il 17,8 per cento di quelle della Ue). Sicilia e Calabria le regioni a maggiore vocazione biologica, seguite da Puglia, Emilia-Romagna e Toscana. I prodotti più consumati spaziano dalle uova (9,2 per cento di tutti gli acquisti bio) ai sostituti del pane (8 per cento), dal latte (7 per cento) alla frutta e verdura (6 per cento), alle carni (4 per cento).
Tra le motivazioni, se al primo posto c’è sicuramente la ricerca di prodotti che siano naturali e aiutino a mantenere il fisico in salute, la possibilità di sostenere e sposare un diverso modello di sviluppo non è certo da meno. Per questo un consumatore su quattro (il 28 per cento) assimila il prodotto biologico ad un prodotto non industrializzato, oltre a sviluppa nel tempo una radicata fiducia nel produttore che ha scelto. Un altro 17 per cento dei consumatori, infine, identifica i prodotti bio come rispettosi dell’ambiente.