COMAGRI, IL PUNTO SUI NODI BREXIT, GREEN DEAL E PAC

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“In arrivo ‘novità positive’ sulla Brexit già per questo weekend”. Lo ha annunciato l’eurodeputato Paolo de Castro stamattina nel corso della presentazione del Comagri Report 2020, svoltasi in streaming alla presenza dei principali attori della filiera agroalimentare italiana.

Una barca di soldi sarà iniettata, dalle casse europee, nei canali linfatici del comparto agricolo italiano (ed europeo, in generale), vuoi per i nuovi e ambiziosi obiettivi di sostenibilità del New Green Deal, attraverso la Pac, per il programma di Next generation o per l’emergenza pandemica Covid che ha fatto scattare misure eccezionali. Ma, senza uscire troppo dai confini nazionali, anche per l’indebitamento a cui, a causa del Covid19, l’Italia ha dovuto fare ricorso per fronteggiare l’emergenza.

C’è solo un problema. Anzi sono almeno tre, perché questo tesoretto di liquidità (ossigeno per le nostre imprese) portato a casa dall’Europa grazie al lavoro dei nostri rappresentanti a Bruxelles, primo fra tutti l’europarlamentare De Castro, possa diventare realtà.

Innanzitutto, il fatto che non esiste uno strumento di rendicontazione, a livello europeo, dell’effettivo raggiungimento degli obiettivi ambientali così come impostati a fronte di uno stanziamento così ingente di risorse.

In seconda battuta, il fatto che non esiste una valutazione di impatto delle misure volute dal Green Deal (riduzione dei fitofarmaci, boom di Biologico, riduzione delle emissioni, ecc.) sulle nostre produzioni. Secondo un rapporto dell’Usda, il ministero dell’Agricoltura statunitense, pubblicato durante l’amministrazione Trump, La svolta ambientalista Ue si tradurrà in una riduzione delle produzioni europee con conseguente aumento delle importazioni.

In terza, ma non ultima, istanza, sul fronte nazionale, il limite del quadro economico-istituzionale e culturale con cui questa politica europea ambiziosa, si dovrà fronteggiare e che vede una base agricola nazionale composta da aziende piccole e piccolissime (circa il 63% del totale). Questo scenario rende concreto il rischio di una frantumazione del pacchetto risorse in infinitesimali aiuti a pioggia che nulla produrranno della rivoluzione agricolturale e (magari anche) culturale, voluta.

“Su tutti questi fronti – ha spiegato Paolo De Castro – occorre essere presenti nelle fasi di approvazione delle leggi che costituiranno tutto l’impiantito legislativo del Green Deal che si tradurrà i diversi pacchetti normativi. Una nota positiva è che lo scenario geopolitico sta cambiando. Con l’elezione alla presidenza Usa di Joe Biden che, ha già annunciato riporterà gli Usa sui suoi passi per quanto riguarda l’accordo di Parigi sugli impegni ambientali, gli Usa tenderanno ad allinearsi su questi obiettivi, con l’alleato europeo. Il primo passo concreto che ci aspettiamo dalla nuova amministrazione, è una revisione del ping-pong di dazi a seguito della vicenda degli Airbus Boeing. Confidiamo anche in novità positive sulla Brexit che potrebbero già essere annunciate, stando a quel che si vocifera, già durante questo weekend con importanti ricadute sul nostro export agroalimentare verso il Regno Unito”.

Lasciando un punto interrogativo sul concetto di sistema Italia che farebbe fare un balzo in avanti incredibile alle politiche contingenti green e tecnoligiche di un Europa apparentemente futuristica, gli investimenti chiave per la svolta rivoluzionaria che cambierà il volto dell’agroalimentare europeo sono: innovazione, ricerca, New Breeding Techonologies (per le quali si aspetta un aggiornamento della normativa e delle relative esenzioni, per la primavera 2022), infrastrutture e soprattutto aggregazioni produttive o anche solo commerciali per creare massa critica e non disperdere il tesoretto di aiuti e tradurlo, piuttosto, in una progettualità programmatica per il Paese.

“La battaglia è appena iniziata con il via libera del Parlamento – ha precisato De Castro – Siamo forti di un voto d’aula ma ora le questioni passano nel dibattito nei Triloghi. Qui il punto è che dobbiamo allargare maggioranza in Consiglio dove oggi solo cinque ministri dell’Agricoltura hanno sostenuto la posizione del parlamento. Oltre all’Italia anche il Portogallo che però è un Paese strategico poiché dal primo gennaio 2021 prenderà la presidenza europea e, molto probabilmente, sarà la stessa presidenza che concluderà i Triloghi sulla Pac. Uno dei temi sui quali ci stiamo battendo, infine, sono le condizioni di reciprocità con i Paesi terzi per evitare la concorrenza sleale degli importatori che non hanno i nostri stessi standard produttivi. Utile e urgente è un confronto Stato-Regioni per vedere come spendere tutti questi soldi e non rischiare di perderli”.

Sulla produttività e sulla redditività delle imprese agricole è intervenuto anche il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Labbate che ha ribadito: “Next Generation è un obiettivo che non possiamo permetterci di mancare perché ci potrebbe permettere di porre in essere tutti gli strumenti che servono per incidere su valore aggiunto delle produzioni e intervenire su tutti gli attori intermedi della filiera. È sul valore aggiunto, che servono una serie di riforme strutturali importanti per rimettere il Paese sulla strada della crescita economica. Abbiamo un problema di produttività da diversi anni e se non incidiamo su questo fattore non potremo far crescere il Paese né ridurre la massa di debito che siamo stati costretti a contrarre anche a causa della pandemia. Senza questi interventi non potremo mai essere competitivi”.

Mariangela Latella

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