COBOLLI GIGLI (FEDERDISTRIBUZIONE): “CONSUMI DEBOLI, AZIENDE STRETTE IN UNA TENAGLIA”

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Le aziende distributive sono da tempo strette in una tenaglia: da un lato i consumi sono deboli dall’altro i costi crescono più delle vendite (nel 2011 energia +8/10%, trasporti +6/8%, tasse locali fino al +8%)". E l’aumento dell’Iva "non aiuta". Così il presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli, fotografa la situazione della distribuzione alimentare in Italia.

 

La Grande distribuzione organizzata, spiega Cobolli Gigli, ha "continuato la sua azione a tutela del potere d’acquisto dei consumatori, garantendo scelta, convenienza e servizio: dal 2004 al 2010 a fronte di un aumento complessivo di tariffe e servizi del 29,2% e un’inflazione del 14,6%, i prezzi dei prodotti confezionati nella GDO sono aumentati solo del 5,5%. Mai l’intensità promozionale è stata così alta (quasi il 29% dall’inizio dell’anno), assicurando un risparmio concreto ai cittadini". La notizia è riportata da Ign.

Una scelta che però ha pesato sui profitti. "Tutto questo – prosegue – ha impattato sugli indicatori di redditività, in diminuzione da qualche anno. Le aziende hanno reagito a questa situazione aumentando ulteriormente la loro efficienza interna, anche razionalizzando i costi di gestione. Gli investimenti sono stati rianalizzati: in generale si può parlare di uno spostamento dalle nuove aperture verso l’ammodernamento delle reti commerciali, un’attività sempre indispensabile nel settore del commercio e resa ancor più prioritaria in questo momento di grandi cambiamenti negli stili di vita e nelle abitudini di acquisto e consumo delle famiglie".

"E’ quindi rallentato negli ultimi anni il tasso di espansione della GDO, spesso ancora sostenuto nelle superfici più grandi da decisioni prese nel passato con condizioni economiche diverse e rese operative solo ora per i lunghi tempi richiesti in Italia dagli iter burocratici. Le esigenze di razionalizzazione delle reti di negozi hanno infine spinto più che nel passato i cambi di insegna", prosegue il presidente di Federdistribuzione. "In questo scenario – osserva – certo non aiuta il recente aumento dell’Iva, che finirà per alimentare le tensioni inflazionistiche e rallentare ulteriormente i consumi, proprio nel momento nel quale, al contrario, bisognerebbe puntare sulla rivitalizzazione dei consumi come traino di una più generale ripresa del Paese". La congiuntura economica pesa, poi, sulle realtà aziendali più piccole della distribuzione alimentare.

Nonostante in questi anni si sia verificato un "recupero del concetto di prossimità negli acquisti", spiega Cobolli Gigli, l’alto numero "dei punti vendita al di sotto dei 400 metri quadri (nel 2010 oltre 16.000 esercizi) ha tuttavia imposto una razionalizzazione che ne ha leggermente ridotto l’universo, portando alla chiusura di quelli più marginali e meno in grado di sostenere gli elevati livelli di concorrenza che caratterizzano il settore della distribuzione moderna. Un fenomeno inevitabile che è stato solo parzialmente compensato dalla crescita delle altre formule e che ha causato una diminuzione complessiva dei punti vendita della GDO".

Se da una parte la crisi taglia i consumi e riduce i margini di redditività per le aziende, dall’altra può anche rappresentare uno stimolo a innovare e a cercare nuove soluzioni. Nella grande distribuzione alimentare, prosegue Cobolli Gigli, si punta sull’"innovazione di formato, di processo e di servizio, tutte iniziative finalizzate a far diventare il punto vendita della GDO sempre più ‘abituale e amichevole’ nei confronti del proprio frequentatore, consentendogli di fare la spesa con più soddisfazione e in minor tempo".

Così come cresce "l’attenzione delle aziende per internet, un’opportunità ma anche un rischio che va affrontato con attenzione. Aumenta inoltre l’impiego di tecnologia nei punti vendita, ad esempio con l’utilizzo delle casse automatizzate, e nei processi aziendali, come la gestione elettronica degli ordini ai fornitori, delle fatture o dei cartellini dei prezzi nei negozi".

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