Le clementine italiane non si arrendono di fronte al rischio di “estinzione” commerciale. Accusando il colpo della quasi totale scomparsa dagli scaffali del centro e nord Europa e della progressiva perdita di mercato italiano a vantaggio dei competitor spagnoli, marocchini e israeliani, Op Armonia rilancia con un’aggressiva strategia commerciale.
Da un lato punta a presidiare il mercato domestico con un piano industriale di medio periodo che prevede l’introduzione, nei prossimi cinque anni, di due nuove varietà tardive, di cui una propria, la Sanzo, in fase di brevettazione. D’altro canto, grazie all’accordo siglato con il Crea di Acireale nel 2017, sta lavorando al rinnovamento varietale per aggredire il mercato europeo con un’offerta innovativa rispetto a quella dei competitor.
“Piangere non serve a nulla” ci spiega Marco Eleuteri (nella foto), direttore commerciae dell’Aop Armonia, commentando gli ultimi sviluppi della campagna agrumicola che hanno portato alcuni produttori del tarantino ad abbattere gli alberi in segno di protesta piuttosto che vendere il prodotto sottocosto.
“Per risolvere il problema serve una strategia. Nel settore delle clementine, tutti i nodi sono venuti al pettine. È vero che nell’ultimo ventennio abbiamo perso progressivamente quote di mercato fino a sparire praticamente dagli scaffali Ue, ma gran parte della colpa è nostra. Per ripartire dobbiamo fare innanzitutto un’autocritica e poi avviare strategie per invertire la rotta di questa débâcle”.
Il piano di Eleuteri comincia da subito con una strategia difensiva sul mercato italiano dove le produzioni nostrane sono presenti con la varietà comune che ha una finestra molto corta ossia novembre e dicembre a fronte di un’offerta commerciale estera che parte da ottobre e arriva fino ad aprile.
“Con la varietà comune – continua Eleuteri – riusciamo ad essere presenti solo quando il mercato è meno remunerativo, mentre quando comincia a salire, da gennaio in poi, non abbiamo prodotto. Per questo dall’anno prossimo inizieremo a piantare la nuova varietà Sanzo che abbiamo appena sviluppato. Si tratta di una mutazione spontanea della clementina comune individuata dal nostro cytrus scientist specialist, Francesco Perri, agronomo calabrese. Stiamo moltiplicando in questi mesi le piantine nel vivaio lametino Milone. Oltre a questo stiamo piantando anche la varietà Tango. L’obiettivo per i prossimi cinque anni è di arrivare a raddoppiare, diversificando, la nostra attuale produzione di clementine, passado così da 70mila quintali a 140mila l’anno in parte riconvertendo i vecchi impianti di Hernandina ormai non richiesta dal mercato e in parte acquisendo nuovi impianti”.
In vista anche due maxi accordi commerciali per l’op di Battipaglia, che espanderanno il confine geografico della nuova produzione tardiva di clementine con l’obiettivo di creare due poli (con licenza di produrre e commercializzare) anche in Calabria e Puglia.
“La seconda fase del business plan – conclude Eleuteri – punta a riguadagnare terreno sul mercato europeo con nuove varietà già allo studio del Crea di Acireale. Sono in osservazione centinaia di ibridi. Investire in ricerca è un passo fondamentale che i piccoli produttori non possono permettersi. Per questo è importante il ruolo del mondo organizzato che può aiutare le aziende agricole ad affrontare tutti gli investimenti necessari. Ma l’adesione va fatta con criterio. Non ha senso associarsi ad Op che esistono solo sulla carta e che sopravvivono solo in funzione degli aiuti comunitari. Se questi ultimi dovessero cessare, chiuderebbero i battenti dopo sei mesi”.
Mariangela Latella