Per l’uva da tavola di origine argentina si aprono ufficialmente le porte della Cina.
Nell’ambito della visita di Stato nel Paese del dragone da parte del presidente sudamericano Mauricio Macri (nella foto), sono stati formalmente siglati i protocolli fitosanitari che permetteranno lo scambio tra i due Paesi.
Dopo anni di negoziati, infatti, nel luglio del 2016 il Ministro dell’Agricoltura Ricardo Buryaile, e il direttore generale del Servizio cinese di ispezione e quarantena per la supervisione della qualità (AQSIQ), Zhi Shupin, avevano stabilito i termini degli accordi, ufficializzati tuttavia solo nei giorni scorsi.
A beneficiarne sarà principalmente la provincia di San Juan, da cui proviene il 90% dell’export di uva da tavola dell’Argentina, come evidenziato dal rapporto dello scorso anno pubblicato dalla Confederazione Argentina delle Medie Imprese (CAME). Lo studio mette in evidenza anche l’eccellenza del comparto in quella zona: le aziende agricole sono per lo più verticalmente integrate per tutte le linee di prodotto, dalla selezione in vivaio alla produzione fino al confezionamento e allo stoccaggio. Competenza ed esperienza che fanno dell’uva da tavola argentina un prodotto di qualità.
La visita in Cina si è rivelata strategica anche per la firma di due ulteriori accordi: un piano di azione strategico in materia di cooperazione agricola, in vigore dal 2022, e un piano di lavoro nel campo della sicurezza alimentare e della salute, il cui obiettivo primario la cooperazione tra i due Istituti (Senasa e AQSIQ).
Infine nel corso di un incontro con i manager del colosso di vendite online, Alibaba, sono stati definiti meccanismi a sostegno dei prodotti agroalimentari di origine argentina sulla piattaforma, mentre con i retailer Sinograin e Cofco si sono raggiunti accordi per la promozione di alcuni prodotti tra cui la frutta.
Chiara Brandi
