La Cina riapre le porte alla frutta made in Chile abolendo l’obbligo di quarantena per i prodotti provenienti dalle regioni soggette periodicamente all’invasione di mosche della frutta. È questa la lieta notizia che l’Amministrazione generale per la Supervisione della Qualità cilena si è sentita annunciare in questi giorni dall’Ente omologo della Repubblica Popolare cinese (AQSIQ).
In pratica – come specifica l’Associazione degli esportatori di frutta del Cile (ASOEX) – la misura va a vantaggio di quelle regioni soggette all’obbligo dalle norme finora vigenti (Coquimbo, Valparaiso e Metropolitana), dal momento che potranno esportare uva, mirtilli, mele, kiwi e susine senza dover sostenere tutti i costi legati alle restrizioni della quarantena.
Le spedizioni inoltre saranno consentite anche per gli avocado, categoria di prodotto a cui finora era stato completamente precluso l’export a causa dei vincoli specifici a cui doveva sottostare. Il commercio cileno di avocado è ad oggi quasi esclusivamente indirizzato ai mercati dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Lo sbocco della Cina rappresenta però una buona notizia per i produttori e gli esportatori del paese sudamericano anche se il consumo di questo frutto non costituisce una delle maggiori voci di spesa nello scontrino del consumatore cinese medio.
La Cina infatti acquista settimanalmente solo tra i 20 e i 30 container di avocado ma potrebbero preso moltiplicarsi fino a dieci volte. Da parte sua, il direttore nazionale cileno del Servizio Agricoltura e Allevamento (SAG), Angelo Sartori, ha dichiarato che "si tratta un tema della massima importanza per l’economia del paese, perché apre enormi opportunità di business ai produttori locali".
“SAG inoltre – continua Sartori – dovrebbe fare ulteriori sforzi per negoziare nuove modifiche ai protocolli ancora in vigore, al fine di includere altre aree di produzione di mele e kiwi alla rettifica. Mi impegno – conclude – affinché tale proposito si concretizzi". (c.b.)
