CILIEGIE, IN VENETO BUONE PREVISIONI MA MERCATO POCO REATTIVO. PEZZO: “SERVE INNOVARE E DARE VALORE ALLE PRODUZIONI”

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Buone previsioni per la campagna ciliegie in Veneto. Ad analizzare la situazione del comparto è Stefano Pezzo, presidente di Fruitimprese Veneto.

L’imprenditore veronese premette come in Veneto nel 2021 si siano prodotte .8086 tonnellate di ciliegie su 1.964 ettari di terreno, cioè oltre 4 mila tons in meno del 2020 quando i volumi avevano raggiunto le 12.183 tons su 2.010 ettari (fonte Istat).
“Le previsioni per la campagna sono positive perché il clima è ed è stato ottimale“, afferma Pezzo. “L’unica pecca è la siccità che non permette lo sviluppo della pezzatura in maniera ottimale. La fioritura iniziata a fine marzo non ha incontrato ostacoli perché fortunatamente non ci sono state gelate. Ci aspettiamo quindi che il prodotto rimanga in condizioni ottimali fino alla fine alla raccolta che sta avvenendo regolare e continuerà fino ai primi di luglio in Veneto, per poi lasciare spazio al prodotto di montagna e a quello turco che storicamente prolungherà la campagna anche se molto meno presente rispetto al passato proprio per la produzione recente di ciliegie in Alto Adige tardive”.
La produzione principale in Veneto è rappresentata dal Durone, che accorpa numerose sottovarietà, tra cui la Mora di Verona, considerata la regina indiscussa del territorio per caratteristiche organolettiche. Si tratta di un tipo di ciliegia croccante, di un colore rosso intenso con un grado brix zuccherino più elevato di molte altre che nonostante il calibro non esagerato regala al consumatore un’esperienza di gusto unica.
“Nel Veneto – precisa l’imprenditore scaligero – le piante di ciliegio sono sparse e molto alte quindi per la maggior parte non sono protette da reti antigrandine che ne rendono imprevedibile una previsione di raccolto fino all’ultimo momento. Le piante installate sui nuovi impianti, per quei pochi che ci sono, sono infatti più basse, in modo da garantire una protezione efficace per gli agenti atmosferici e per cercare di limitarne i costi di produzione essendo frutti raccolti a mano”.
I prezzi, sottolinea Pezzo, oscillano in una forbice molto ampia a seconda della qualità e della pezzatura. “Riscontriamo che il mercato è poco reattivo nonostante il prodotto sia sano e di buona qualità”.

Stefano Pezzo

“Il mercato internazionale negli ultimi anni è cambiato molto – afferma Pezzo analizzando lo scenario globale. “Molti Paesi hanno aumentato la produzione, come la Spagna e la penisola balcanica che ha trovato poi collocazione nei principali mercati del Nord Europa, andando a ridurre la quota di mercato del prodotto italiano e veneto in particolare, che soffre molto il problema del calibro. Quest’anno la Spagna ha subito forti perdite a cause delle gelate primaverili e del brutto tempo che hanno limitato l’invasione in Europa, ma non è possibile avere successo sperando nelle disgrazie altrui“, dichiara il presidente di Fruitimprese Veneto.
“Per migliorare la produzione è necessario fare investimenti sia varietali che in nuovi impianti ma alla base di tutto è necessario riconoscere al produttore il giusto valore del prodotto affinché abbia un’adeguata remunerazione per poter far fronte ai costi di produzione ed effettuare nuovi investimenti che sono ormai imprescindibili per la sopravvivenza”.
Per quanto riguarda invece all’influenza della guerra in Ucraina “non riscontriamo su questo prodotto danni o conseguenze dirette fatto salva l’inflazione che colpisce indifferentemente tutto il settore e rende molto complicata l’esportazione in Paesi carenti di produzione dove invece si potrebbe valorizzare meglio il nostro prodotto che negli anni passati rappresentava un’eccellenza del nostro territorio”.

Qui sotto una tabella con i dati dell’export nazionale di ciliegie

 

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