CILE, AUMENTANO LE ASPETTATIVE PER L’EXPORT DI FRUTTA BIO IN UE

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È il fiore all’occhiello della produzione agricola del Paese; da solo rappresenta un terzo del PIL dell’intero settore primario: stiamo parlando della frutticoltura cilena.

Un comparto dinamico e in continua evoluzione, che in appena 50 anni ha saputo moltiplicare esponenzialmente la propria importanza per il territorio, passando da 52 mila ettari dedicati agli oltre 310 mila. Uno sviluppo a 360 gradi: parallelamente alle superfici sono aumentate anche le capacità tecniche e la qualità del prodotto, tanto che ad oggi la frutticoltura cilena gode di ottima reputazione su tutte le più importanti piazze a livello mondiale e le esportazioni seguono un trend in costante crescita. Se infatti nel 2000 il Cile esportava 1,44 milioni di tonnellate di frutta, per un fatturato di circa 1.350 milioni di dollari, nel 2016 tali valori avevano raggiunto i 2,656 milioni di tonnellate e i 4,699 miliardi di dollari. E per il 2017 le stime sono anche migliori: si prevede una crescita del 5% dei volumi per un totale di 2,84 milioni di tonnellate, corrispondente a circa 5,3 milioni di dollari (+4/5%). Unica nota stonata è la stagione 2014-15, che ha registrato un forte calo dei volumi esportati ma il motivo è da ricondursi a fortuite quanto sfavorevoli questioni climatiche. In termini di destinazione, gli Stati Uniti si confermano il mercato più importante con il 29% del totale delle spedizioni assorbite, seguiti dall’Asia che – con una crescita del 10,9% – ad oggi riceve il 25% delle esportazioni di frutta cilena. In terza posizione c’è l’Europa con il 22% e una crescita del 4,2%.

E se l’Estremo Oriente – Cina in primis – è l’obiettivo principale per il prossimo futuro, il Vecchio Continente rappresenta la vera opportunità. Dopo la firma dell’accordo di reciprocità delle norme che regolamentano la certificazione dei prodotti biologici – siglata da Europa e Cile nella primavera scorsa – le aspettative di incrementare il proprio business da parte del Paese sudamericano sono altissime, tanto che nei giorni scorsi il direttore marketing di Asoex per l’Europa e l’Asia, Charif Christian Carvajal (nella foto), ha reso nota l’intenzione di partecipare a fiere specializzate nel biologico come, per esempio, il Biofach di Norimberga. Gli ultimi dati disponibili – aggiornati al 2 luglio 2017 – evidenziano un export di prodotti biologici freschi pari a 18.150 tonnellate, di cui il 76% verso gli Stati Uniti e il 21% verso l’Europa. La maggior parte di tali spedizioni sono destinate al trasporto di mirtilli, mele e kiwi.

Proprio il mirtillo sembra essere il prodotto più rappresentativo del Paese: tra il 2015 e il 2016 l’export di questo frutto è cresciuto del 983% (dati ProCile); e anche la produzione biologica ha seguito la medesima tendenza. Secondo quanto recentemente dichiarato da Andrés Armstrong, direttore esecutivo del Chilean Blueberry Committee, nel 2017 le spedizioni di mirtilli bio hanno raggiunto le 5.000 tonnellate, con richieste giunte in particolare da Europa e Stati Uniti.

Chiara Brandi

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