Numerosi agricoltori emiliano romagnoli parteciperanno ad una mobilitazione a Roma per rivendicare la centralità dell’impresa agricola e del suo reddito.
“Prezzi alle stelle, agricoltori più poveri”. Ѐ questo lo slogan della manifestazione nazionale indetta da Cia-Agricoltori Italiani nella capitale per il 26 ottobre in Piazza Santi Apostoli. Provenienti da tutta Italia, i produttori vogliono sensibilizzare l’opinione pubblica affinchè venga tutelato il futuro delle imprese agricole di fronte alle grandi emergenze e alle sfide globali che toccano il settore primario e il Paese intero. Particolare attenzione da parte delle imprese emiliano romagnole, ma non solo, al declino dell’ortofrutta che in questa regione rappresenta una voce di bilancio importante per tutte la filiera. Il segno negativo riguarda infatti tutte le specie frutticole, con cali nelle superfici investite impressionanti: nell’arco di 12 mesi (2022- 2023) ci sono flessioni che toccano l’8% nel caso del pero e il 5% nel melo (fonte Ismea). Nel caso della coltura della pera, fiore all’occhiello della frutticoltura emiliano romagnola, siamo passati da 16.000 ettari dello scorso anno a poco più di 14.700. Non sono da meno pesche e nettarine che segnano rispettivamente un meno 6% e – 5% (lasciando ‘sul campo’ più di 300 ettari ciascuna specie), una tendenza preoccupante che dimostra la disaffezione dei frutticoltori a causa delle avversità climatiche, il calo dei prezzi e le crescenti patologie. E così che susine, albicocche e kiwi perdono posizione e contribuiscono a far scemare un settore che crea un indotto importante, a partire dalle aziende di trasformazione, alle imprese che offrono mezzi tecnici e innovativi per la lavorazione e la trasformazione dell’ortofrutta. Conseguenza di queste flessioni un drastico calo produttivo che quest’anno è stato accentuato dalle avversità meteo, a partire dalle gelate primaverili fino alla alluvione in Romagna: in testa a questa nefasta classifica la produzione di pere, con perdite medie del 70% rispetto al 2022, a cui seguono pesche, nettarine e ciliegie ( -60%), albicocche -35%. Perde terreno in volumi raccolti anche il Kiwi (-21%) e la susina (- 43%) e la mela (- 16%.). Riguardo le ortive ci sono segnali preoccupanti anche per le patate: in un anno flettono del 12% le superfici investite a questo tubero che non arrivano a 4000 ettari. Anche in questo caso clima e soprattutto attacchi da parassiti hanno determinato una riduzione produttiva del 21%.
“Dopo il Tavolo Ortofrutticolo con il Ministro Lollobrigida, a cui ho partecipato e al quale Cia ha indicato in 10 punti le proposte per uscire dalla crisi ortofrutticola – afferma il presidente di Cia Emilia Romagna, Stefano Francia – abbiamo cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi della perdita di un settore strategico per la nostra regione e tutto il Paese”. Francia ricorda i rischi di un abbandono di colture importanti che creano un indotto rilevante in tutta la regione. “Si mette a repentaglio una filiera composta da tanti attori – ricorda il presidente Cia – a partire dalla produzione fino alla trasformazione e commercializzazione, senza contare le imprese che forniscono tecnologia e mezzi tecnici innovativi per l’agricoltura. Poi – conclude Francia – rischiamo in poco tempo di dipendere da importazioni di derrate da altre nazioni che non hanno i nostri parametri qualitativi e sanitari: dobbiamo intervenire subito”.