Il post emergenza Covid 19 vede il crollo dei prezzi dell’ortofrutta veronese. È l’ennesimo colpo all’agricoltura in quello che si configura sempre più come un annus horribilis, considerate le problematiche legate alle gelate primaverili che hanno colpito gli alberi da frutto, i flagelli alle produzioni legati all’invasione della cimice asiatica e le difficoltà che hanno caratterizzato i mesi precedenti di reperimento manodopera e che non sono ancora completamente risolti.
Spiega Andrea Lavagnoli (nella foto), presidente di Cia Agricoltori Italiani Verona: “Rispetto a un anno fa, le angurie e i pomodori hanno visto il prezzo all’origine crollare del 60%, le zucchine, i meloni e i cetrioli del 50%, le insalate, le melanzane e i fagiolini del 40% e i peperoni del 15%. Angurie, cetrioli, insalate, melanzana, zucchine sono pagate 20 centesimi al chilo; meloni e pomodori tra i 50 e i 70 centesimi al chilo. Il costo sostenuto dai produttori al chilogrammo, a seconda della coltura, varia tra i 50 centesimi e 1,5 euro al chilo. Le cause sono due: una è l’apertura delle frontiere, dopo il lockdown, che ha portato sul nostro mercato i prodotti stranieri; la seconda è il calo dei consumi. Da ricordare che da tempo si assiste a un calo strutturale dei consumi interni dei prodotti freschi, situazione che rafforza ulteriormente il potere di mercato della grande distribuzione organizzata”.
Il calo dei consumi è causato principalmente dall’assenza del flusso turistico, dalla chiusura e ridotta attività di alberghi e ristoranti, ma anche e forse soprattutto a un cambiamento nella modalità di spesa che riguarda direttamente anche i prodotti ortofrutticoli. “Molte persone non acquistano alcuni prodotti ritenendoli, in rapporto alla ridotta capacità di acquisto, superflui – sottolinea Lavagnoli – Peraltro, per il timore di contagi, chi ha avuto la possibilità si è costruito un piccolo orto familiare, in modo da garantirsi il più possibile l’autosufficienza. Mentre si susseguono webinar tra esperti per parlare di agricoltura, proposte di costruzione di cantieri su quale governance dare al settore ortofrutticolo, annunci di sperimentazione per fantomatici fondi mutualistici per l’agricoltura, gli agricoltori lasciano i prodotti sulle piante e quando li raccolgono li buttano a terra nella speranza che il raccolto successivo veda una qualche variazione dei prezzi di mercato. E le istituzioni cosa fanno? Il governo nazionale e regionale dichiarano a ogni piè sospinto l’importanza del settore agricolo per il sistema Italia ma, nella realtà, molti dei loro annunci e proclami non avranno seguito o, se l’avranno, sono destinati a rappresentare dei pannicelli caldi sia per l’esiguità dei fondi, sia per la farraginosità dei procedimenti”.