CENTRALI COOP: UE.COOP (COLDIRETTI) RIAPRE LA COMPETIZIONE. E SUI DAZI SIAMO SEMPRE AL “VORREI MA NON POSSO”

Condividi

Riparte la concorrenza-competizione fra centrali cooperative. Coldiretti ha rimesso in moto Ue.Coop, la sua associazione nata “per segnare una forte discontinuità rispetto al vecchio mondo della cooperazione”. Al vertice un nome illustre: l’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo (leggi news), dopo che si era tentata la carta – davvero un ritorno clamoroso – di Luigi Marino, storico presidente ventennale di Confcooperative.

Che tiri aria di forti polemiche lo segnalano le prime parole del neopresidente Colombo. “Dedicheremo particolare attenzione anche alle relazioni tra le associazioni e il servizio revisione. Riteniamo infatti essenziale che il rapporto tra il Controllore (Associazione di rappresentanza) e il Controllato (Cooperativa) si svolga nel più corretto e funzionale dei modi, per evitare che conflitti o collateralità di interessi tollerino o addirittura favoriscano l’insinuarsi di pratiche illegali”. Chiederemo “alle autorità competenti di verificare anche se i Fondi mutualistici alimentati dal versamento del 3% degli utili delle cooperative sono utilizzati solo ed unicamente per le finalità di Legge”. Quasi in contemporanea Confcooperative celebrava la sua assemblea sul tema “Il cibo del futuro”. È già partita la campagna acquisti di Ue.Coop mettendo in imbarazzo molti presidenti e direttori generali di imprese cooperative, iscritti a Confcooperative e con in tasca la tessera Coldiretti. Ne vedremo delle belle.

Intanto il governo dà segnali (il vicepremier Di Maio e il ministro Centinaio) di voglia di protezionismo, in linea con la campagna mediatica alimentata da Coldiretti. Voglia di dazi, di barriere tariffarie e non, con la scusa della tutela del made in Italy. È ripartita anche la campagna contro la ratifica del Ceta, l’accordo di libero scambio Ue-Canada, reo di non dare adeguata tutela alle nostre ‘eccellenze’ dop e igp. Su questa storia dei dazi siamo sempre al ‘vorrei ma non posso’. Sarebbero vietate iniziative unilaterali finché siamo in Europa però nulla vieta di alzare il livello dei controlli alle frontiere sui prodotti che entrano. Facciamolo, se non altro per capire “l’effetto che fa”. Bloccheremo le pesche spagnole, i meloni del Senegal e i peperoni olandesi? Benissimo. Questo ci farà vendere più prodotto italiano e a prezzi più alti? È lecito dubitarne, però si può provare. Vogliamo bocciare il Ceta e tutti gli accordi di libero scambio che (finalmente) l’Europa aveva iniziato a costruire? Facciamolo, poi però bisogna spiegare agli italiani che devono consumare di più: più vino, più ortofrutta, più pasta, più formaggi, etc e pagarli a prezzi più alti. Normalmente l’eccesso di offerta fa calare i prezzi, però magari il governo giallo-verde è in grado di rivisitare anche le leggi dell’economia. Vogliamo far vivere gli italiani a km zero? Pare che tutti gli italiani – o la maggioranza stando a certi sondaggi – ne siano entusiasti. Con qualche eccezione. Come quell’ascoltatore di Radio24 che si è ribellato in diretta contro il km zero: “Siete matti…volete farmi mangiare pizzoccheri per tutta la vita”.

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

l.frassoldati@alice.it

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE