Due chilometri dividono la porta di Brandeburgo dalla colonna della Vittoria, al centro di Tiergarten. Due chilometri coperti palmo a palmo da trattori, veicoli pesanti, furgoncini di piccoli artigiani. 680 veicoli ne ha contati la polizia di Berlino, il doppio delle previsioni.
Ma è solo un piccolo spezzone di una scena che si è ripetuta, amplificata, in decine di città in Germania nei giorni scorsi. Soltanto a Monaco sono arrivati 5000 trattori per protestare contro la politica del governo. «Ci vogliono togliere le sovvenzioni sul diesel per i veicoli agricoli e intanto il governo sta spingendo per un accordo sul Mercosur, così sul cibo avremo la concorrenza dei Paesi del Sudamerica. Ma non volevano essere più eco-sostenibili?» racconta un agricoltore a La Stampa. «Se i contadini spariscono si mangerà solo cibo di importazione», è scritto sullo striscione appeso a un lunotto. «Ci vogliono rendere la vita più difficile», dice Paul in tuta da lavoro «la politica di questo governo è disastrosa». Negli ultimi sedici anni, «durante i governi conservatori di Cdu-Csu sono sparite 100.000 piccole imprese agricole», ha confermato il ministro dell’Economia Robert Habeck, chiarendo che l’industrializzazione dell’agricoltura è proprio la direzione intrapresa dalle associazioni di categoria, non dal suo governo.
Ma per capire le ragioni di una protesta ogni giorno più antigovernativa e meno di settore, dove «circolano appelli con fantasie di rivoluzione» e «si espongono apertamente simboli nazionalisti», come ha detto Habeck, non serve tanto entrare nel dettaglio. Basta fare un salto indietro di due mesi e riavvolgere il nastro alla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato invalida la legge di bilancio suppletiva del 2021. Da quella decisione è scaturita la necessità di rivedere la legge di bilancio 2024, per non superare la soglia del «freno al debito». Il governo di Berlino è dovuto quindi andare a caccia di tagli che gli consentissero di rientrare di 15 miliardi.
A metà dicembre ha annunciato che avrebbe eliminato le sovvenzioni sul diesel per i veicoli agricoli – che in media sostengono le aziende agricole con circa 2900 euro l’anno – per un incasso di 440 milioni, e le agevolazioni fiscali sui veicoli agrari, da cui contava di raccoglierne 460. Tutto ciò ha provocato un’alzata di scudi del settore agrario, che dopo lunghe trattative ha ottenuto ragione: il rialzo delle imposte avrebbe escluso i trattori, mentre le sovvenzioni al diesel sarebbero state ridotte nel tempo fino a sparire nel 2026. Per paradosso però gli animi non si sono calmati. Anzi. Le piccole associazioni si sono dette insoddisfatte. E giovedì scorso si è passati alle maniere forti. Trecento contadini hanno impedito al ministro dell’Economia Habeck di sbarcare dal traghetto da cui tornava dalle vacanze. È la prima volta che accade un’intimidazione del genere, ricorda infine La Stampa.