CATENARO SPERIMENTA L’AVOCADO AL SUD. SUL KIWI APRE AL GIALLO. E SUL ROSSO…

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Catenaro crede sempre più nell’avocado: oltre a importare il frutto tropicale, sempre più richiesto in Europa, Italia compresa, punta ad aprire produzioni nel Mezzogiorno. Ad annunciarlo è Italo Catenaro, responsabile commerciale della Catenaro Italo srl e presidente dell’Op Rimfruit, l’organizzazione di produttori che con la sua commerciale Catenaro Italo Srl, ha sede in Abruzzo, a San Vito Chietino (Chieti) frazione Sant’Apollinare sulla dorsale adriatica in una posizione strategica, a pochi passi dall’Autostrada A14.

Sperimentazione dell’avocado nel Mezzogiorno. “Se andrà bene pianteremo 20 ettari”

“Da tre anni abbiamo iniziato a importare avocado Hass e mango, attraverso i Paesi Bassi. Ma stiamo effettuando dei test per capire come e dove produrre il frutto esotico anche in Italia. Abbiamo effettuato alcune riunioni con operatori pugliesi e siciliani. Stiamo effettuando delle prove in campo, con due ettari. Quando arriveranno in produzione, in base alla risposta che avremo dalle piantagioni vedremo se implementare a 20 ettari. Se ci saranno le condizioni proseguiremo a punteremo alla produzione italiana, altrimenti continueremo con l’importazione, in particolare dal Perù”, afferma Catenaro. “L’avocado rimane un prodotto con consumi in forte crescita su cui puntiamo”.

Il prodotto di punta dell’azienda, tuttavia, ad oggi rimane il kiwi. L’azienda abruzzese da ottobre a marzo si concentra sull’hayward (con 4 mila tonnellate, di cui mille biologiche) per poi passare alle pesche e nettarine nel periodo estivo e successivamente anche alle susine Angeleno.

Italo Catenaro

Sul kiwi verde mercato lento, “ma pronti a partnership per spingere sul giallo”. E sul rosso…

Ma per l’actinidia le premesse, secondo l’imprenditore abruzzese, non sono delle migliori. “Il mercato del kiwi verde stenta a partire, prevedo una partenza sofferta e in ritardo. Il 2023 aveva conosciuto un inizio scoppiettante. Quest’anno c’è calma piatta. È presente ancora molto prodotto proveniente da Cile e Nuova Zelanda”.

Lo spauracchio Grecia continua. “Si deve virare verso il giallo, ma in modo organizzato”

Intanto lo spauracchio della Grecia continua a farsi sentire sempre di più, almeno sul kiwi verde: “Ha prezzi più competitivi, sta innalzando la qualità grazie anche a terreni giovani con kiwi di buon livello. In Italia invece abbiamo più costi, impianti vecchi”.

Per questo il futuro per la produzione italiana dovrà per forza di cose virare più verso il kiwi giallo: “Una strada semi-obbligata dal punto di vista commerciale e strategico. La Grecia sta diventando sempre più difficilmente contrastabile sul verde, dove sta guadagnando importantissime fette di mercato pure in Sudamerica, dal Brasile all’Argentina. Sul giallo invece l’Italia può essere molto più competitiva. A tal riguardo anche la nostra azienda sta ragionando come muoversi sul kiwi giallo per stringere una partnership con realtà del comparto. È indubbio però che in Italia c’è troppa frammentazione e a livello organizzativo a volte si fa confusione. Anche il consumatore rischia di rimanere disorientato: ci sono troppi brand e prodotti club sul mercato attuale e lo sarà ancora di più nel prossimo futuro. Servirebbe un modello “alla Zespri”.

Catenaro ha nel cassetto anche una licenza per la produzione e commercializzazione di una varietà rossa, acquistata alcuni anni fa. “I prezzi ottenuti con l’Hayward negli ultimi anni sono stati più che soddisfacenti. Pertanto al momento non spingiamo sul rosso. Vedremo intanto come procedere con il giallo, con quale strategia, e poi penseremo al rosso”.

I numeri di Catenaro

Il 70% del kiwi lavorato da Catenaro Italia srl viene distribuito con il marchio di grandi gruppi, mentre il restante 30% è con il brand Catenaro. Le stesse percentuali riguardano il rapporto tra export e vendite interne: 7 kiwi su 10 vengono spediti oltreconfine. Il mercato di riferimento è il Regno Unito, che rappresenta il 20% del totale venduto. Ma l’azienda chietina, che sviluppa un fatturato attorno agli 8 milioni di euro e che punta su kiwi di alta gamma, ad alta conservabilità ma stoccato non ad atmosfera controllata ma in celle ad acqua glicolata per una maturazione omogenea, va forte anche sull’Oltremare, specialmente su Taiwan, Singapore, Hong Kong, ma pure in Sudamerica. “Non abbiamo problematiche con i controlli e le restrizioni fitosanitarie. In Abruzzo siamo praticamente gli unici produttori di kiwi, con 80 ettari, e non abbiamo problemi di batteriosi o morìa. Un vantaggio competitivo non da poco”.

Emanuele Zanini

emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it

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