CATASTO FRUTTICOLO, “NECESSARIO MA NON SUFFICIENTE”

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Il Catasto frutticolo, strumento indispensabile di programmazione per il comparto e di indirizzo politico. È stato questo il tema al centro del convegno promosso da Cia – Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna tenutosi questa mattina al Macfrut dal titolo “Catasto frutticolo, tra programmazione e aggregazione”.

Inserendo la misura nella legge di bilancio 2018, il Governo ha disposto un investimento di 5 milioni di euro (2 per il 2019 e 3 per il 2020) per implementare operativamente l’attività di reperimento dei dati, affidata ad AGEA, che dovrà creare un software di interfaccia snello, dinamico, pubblico e ben funzionante. Un passo in avanti nella giusta direzione che dovrebbe essere completato da un atto integrato a livello europeo, come concordano unanimi tutti i relatori intervenuti, nell’incontro moderato dalla giornalista Raffaella Quadretti.

“Non credo che l’introduzione del catasto possa essere risolutivo della crisi di alcuni comparti ma è uno strumento importante che potrà fungere da stimolo per intraprendere un ragionamento più ampio in termini di aggregazione, strutturale e commerciale, oltre che di valorizzazione dei prodotti”, ha spiegato Antonio Dosi, coordinatore nazionale Gie ortofrutta.

“L’introduzione del catasto è condizione necessaria ma non sufficiente perché bisogna tenere conto di come verranno gestiti i dati una volta raccolti e messi a sistema”, ha dichiarato Simona Caselli, assessora regionale all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna. “La vera sfida tuttavia sarà relativa al reperimento delle informazioni: la realtà italiana è molto disaggregata e, eccezion fatta per le aziende organizzate in OP, temo sarà molto difficile ottenere i dati in maniera precisa e completa, in modo da avere una fotografia reale della situazione”.

“E’ incredibile come nell’era dei Big Data si navighi ancora a vista in fatto di quantità prodotte, considerata inoltre la loro diretta ricaduta sui prezzi – ha concluso Caselli -. La programmazione va fatta e sarebbe necessaria anche a livello internazionale, vedi caso dell’abbattimento dei peschi in Catalogna”.

Soddisfazione per l’approvazione di tale provvedimento da parte di Mirco Zanotti e Davide Vernocchi, rispettivamente presidente di Apofruit e Apo Conerpo, due tra le maggiori OP del nostro Paese, che da anni hanno adottato lo strumento del catasto interno per programmare e indirizzare le produzioni dei soci e gestirne la commercializzazione dei prodotti. “Apofruit crede profondamente nella necessità di creare un catasto, basti pensare che in cooperativa utilizziamo questo strumento da 40 anni. Sarebbe tuttavia importante avere lo stesso strumento a disposizione su scala internazionale”, ha dichiarato Zanotti.

Il valore di un catasto europeo è evidente se si pensa all’utilità che apporterebbe la verifica della reale entità degli abbattimenti in Catalogna o dell’effettiva stima degli impianti di mele in Polonia o di kiwi in Grecia”, ha fatto eco Davide Vernocchi. Il presidente dell’OI Ortofrutta Italia, Nazzario Battelli, ha poi ricordato come l’introduzione di questo strumento possa essere utile anche per valorizzare le caratteristiche delle diverse varietà in base alla stagionalità.

Per Elisa Macchi, direttore del CSO Italy, “Per avere un quadro completo e utile a fornire proiezioni per un arco di tempo ragionevole è necessario raccogliere diverse informazioni che comprendono anche l’età esatta degli impianti, le diverse varietà per ogni specie messa a dimora e la loro distribuzione sul territorio”.

Nelle sue conclusioni Stefano Francia, presidente Agia- Cia nazionale, amplia la necessità di introdurre un catasto per l’intero bacino Mediterraneo. “Dobbiamo cominciare a ragionare su un catasto frutticolo internazionale. Secondo me, fare un calendario delle produzioni più veritiero possibile rispetto ai consumi è di importanza strategica”.

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