CATANIA, FLOP ELETTORALE. ADESSO ASPETTIAMO IL GRILLO “VERDE”

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Sembra quasi certo che il ministro dell’Agricoltura Mario Catania non ce l’abbia fatta ad entrare in Parlamento per il pessimo risultato dell’Udc di cui era capolista in diverse regioni. Peccato, perché l’uomo è capace e competente. Merce rara di questi tempi. Di altri candidati del mondo agricolo non abbiamo notizie. Ma poi chiediamoci: dov’erano? E se c’erano, hanno dato segno di sé?

Non ce ne siamo accorti. Le varie confederazioni (Agrinsieme da un lato, Coldiretti dall’altra) hanno svolto consultazioni coi vari leader presentando i loro programmi e le loro richieste. Iniziative utili di visibilità, ma nulla di più. Ma il vero trionfatore è il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e con lui tutti dovranno fare i conti. Alla vigilia del voto il 22 febbraio su questo sito scrissi un commento sulle ondivaghe prese di posizione del comico genovese sull’agroalimentare.

Una gentile lettrice, Carla Z., coltivatrice diretta e simpatizzante del 5 Stelle, mi rispose subito che sbagliavo ad essere scettico: “Legga il programma – mi scriveva – e troverà svariate tematiche dal consumo di territorio, ai contributi comunitari, all’agroalimentare, al biologico, l’imu, la valorizzazione delle produzioni locali… “. Per poi lamentarsi: “Possibile che la GDO liquidi 0.60 cent/kg alla Op e la stessa giri ai produttori 0.17: non trova che il servizio si sia mangiato il prodotto? Programmi comunitari come frutta nelle scuole, validissimi negli intenti  come li giudica nei fatti? L’Imu si é mangiata la mia PAC, guardi io come agricoltore sarei anche per rinunciare a questi contributi. Non credo pensino uguale coloro che vivono dell’indotto del mondo agricolo”.

Insomma Carla Z. nutre fiducia nella svolta ‘grillina’ che forse risolverà tanti problemi anche sul fronte agricolo. Al suo ottimismo della volontà contrappongo il mio (moderato) pessimismo della ragione: non si può chiedere ad un partito (o movimento, poco cambia) di risolvere problemi che sono ascrivibili al mercato e/o al deficit organizzativo e commerciale del mondo agricolo.

Però resto convinto che l’ortofrutta ha valori e potenzialità di comunicazione enormi, sfruttate solo dall’industria ai suoi fini e solo in parte dalla Gdo. Al mondo produttivo, troppo diviso al suo interno e sempre genuflesso davanti al potere politico/istituzionale, non restano che le briciole. Questa è una constatazione di buon senso. Se in Parlamento andrà gente comune (come definisce Grillo i suoi candidati), e soprattutto non compromessa con alcun tipo di potere, non escludo che qualcosa cambi in meglio anche in agricoltura e per le sorti complessive del nostro agroalimentare. Purchè si esca dai luoghi comuni, non si indulga a ridicoli e antistorici deliri di autarchia economica, si guardi in faccia la realtà delle cose: bisogna tutelare e valorizzare le produzioni locali meglio e più di adesso, ma questa opera di valorizzazione passa attraverso politiche intelligenti e mirate di sostegno all’export. In sintesi: produrre local per vendere global. Serve più organizzazione economica ma anche più politica, o meglio più ‘buona’ politica. Attendiamo alla prova il Grillo ‘verde’.

 

Lorenzo Frassoldati

direttore Corriere Ortofrutticolo

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