Il Consorzio della carota novella di Ispica Igp, nato nel 2010, riunisce 13 aziende di piccole e medie dimensioni delle province di Ragusa e Siracusa. La carota novella di Ispica Igp è un prodotto di nicchia ma sta registrando una crescita significativa. In un anno – dal 2012 al 2013 – il fatturato è passato da 200 mila a 450 mila euro, grazie a una produzione quasi raddoppiata: dai 4 mila a i 7mila quintali.
Il 2014 punta a quota 10 mila, anche perché la richiesta dall’estero cresce e la percentuale di export è già all’80 per cento. Se la quotazione delle carote varia dai 60 ai 70 centesimi al chilo, quella di Ispica sale a 75-80.
Ma cosa ha di particolare questa carota a marchio Igp? "Innanzitutto la luce. Dico sempre che qui siamo a 100 chilometri a sud di Tunisi", afferma Massimo Pavan, vicepresidente del Consorzio, che come si intuisce dal cognome non è siculo. Si occupava già di ortaggi in Veneto e da queste parti veniva a comprare il prodotto. La luce lo ha abbagliato, in ogni senso ed è rimasto qui con la famiglia. "Non trattandosi di una coltivazione complicata – spiega Pavan – molto fa l’ambiente e in nessun altro posto la carota ha questa fragranza, colore, dolcezza e croccantezza. Una delle peculiarità è anche l’acqua. Dai pozzi artesiani della zona attingiamo acqua fino a 300 metri di profondità, ricca di minerali, che conferisce una sapidità originale".
E’ detta "Novella" perché matura tra fine febbraio e inizio di giugno, in pratica il periodo di scarto tra la raccolta e la commercializzazione è brevissimo e questo garantisce una freschezza che le sue "simili" non hanno. "Nel resto d’Italia e d’Europa – continua l’imprenditore – si producono carote tra luglio e ottobre, dopodiché si stoccano in frigo. Noi invece iniziamo quando gli altri finiscono". A sfruttare le potenzialità del territorio negli anni 50 furono gli olandesi che, per controstagionalizzare il prodotto, provarono la semina autunnale, inventando così il ciclo della carota del Sud. Oggi gli ettari a igp sono all’incirca 1200 e la concorrenza morde abbastanza. Carmelo Calabrese, presidente del Consorzio, porta il cognome più noto in zona per la produzione e la commercializzazione di ortaggi. Ci ha detto: "I problemi si chiamano logistica, costi troppo alti per un prodotto che ha un prezzo basso, e controlli alle dogane blandi. Il tema del biologico ha fatto breccia anche da queste parti. Preferiamo però parlare di lotta integrata perché la sicurezza alimentare conta, così come la tutela ambientale, ma va rispettato anche il reddito del coltivatore. Inoltre la produzione di questo prodotto è a residuo quasi zero senza alcuna certificazione biologica".
Dal punto di vista organolettico e nutrizionale, potremmo parlare di una "supercarota": ricca di carotene che diventa vitamina A (importante per la vista) contrasta colesterolo e trigliceridi, aiuta la produzione di emoglobina e globuli rossi per la sua ricchezza di minerali e rientra tra gli alimenti anti-tumorali grazie al falcanirolo (ricordate che va bollita per intero e tagliata solo a fine cottura). La tipologia scelta dal Consorzio è la nantese rossa semi lunga (Nantes è una zona storica di coltivazione).
Francesca Ciancio