CAROTA DEL FUCINO, L’IGP ESISTE SOLO SULLA CARTA

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L’Italia ha “perso” una denominazione di origine, e da Paolo De Castro a Saverio Romano, passando per Luca Zaia e Giancarlo Galan, la questione non si è ancora risolta. Si tratta della carota dell’Altopiano del Fucino, che sebbene sia iscritta nel registro delle indicazioni geografiche protette (Igp) dal 2007, non è mai stata realmente prodotta.

 

Questo perché il disciplinare di produzione prevede che la carota in questione contenga un valore di Beta Carotene e di proteine ad un livello talmente elevato che difficilmente può essere raggiungibile attraverso l’utilizzo di tecniche di coltivazione ordinarie previste dal disciplinare stesso. 

 

In un articolo de Il Velino si sottolinea che il regolamento (CEE) N. 2081192 del Consiglio prevede che la carota abbia una forma cilindrica con punta arrotondata, assenza di peli radicali; un colore arancio intenso compreso il colletto; un valore di saccarosio non inferiore al 3 per cento; un valore di beta carotene non inferiore a 100 mg/Kg; un valore di acido ascorbico che non sia inferiore a 5 mg/Kg; un valore di proteine non inferiore all’1,2% e di fibra non inferiore all’1,2 %.

 

Quanto proposto dal Consorzio prevede di modificare il valore del betacarotene – che rimane non inferiore a 60 mg/Kg e delle proteine stabilite a non meno di 0,5%. Tutto è iniziato nel 1999 quando Coldiretti, Cia e Confagricoltura dettero vita al Consorzio di tutela e valorizzazione degli ortaggi dell’Altopiano del Fucino (Co.TO.F .) con l’obiettivo di acquisire l’IGP della Carota. Dopo un lungo iter si è riusciti ad ottenere l’ambito riconoscimento, infatti, il Reg CE n.148/2007 del 15/02/2007 ed il conseguente provvedimento del Direttore Generale del MIPAF in data 8/3/2007 ha reso pubblico il disciplinare della denominazione "Carota dell’Altopiano del Fucino" che è stata iscritta nel registro delle indicazioni geografiche protette (IGP).

 

Successivamente il Consorzio ha avviato le procedure per il suo riconoscimento ufficiale finalizzato al pieno sfruttamento della denominazione: è stato adottato un nuovo Statuto consortile allineato alle disposizioni che regolano il settore delle denominazioni protette adottato il 20 settembre 2007; sono state rinnovate le cariche sociali; è iniziata una campagna di adesione allargando la base associativa che rappresenta oltre il 90 per cento delle carote prodotte e condizionate nel Fucino; ed infine è stato dato l’incarico alla società indipendente preposta ai controlli (Omnia Qualità SRL) che nella sola campagna agraria 2008, ha sottoposto a verifica oltre 150 ettari di carote coltivate da 25 aziende agricole con una produzione stimata di circa 100mila ql.

 

Ed è qui che i nodi sono venuti il pettine, con le carte già sul tavolo e con Bruxelles che aveva già iscritto la nuova denominazione nel registro. Proprio dalle prove di certificazione effettuate (anche negli anni seguenti) sono emersi chiaramente i limiti del disciplinare di produzione che aveva previsto i due parametri analitici: il Beta Carotene e il tenore in proteine ad un livello talmente elevato difficilmente raggiungibili attraverso l’utilizzo di tecniche di coltivazione ordinarie. Motivo per cui è stato chiesto al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali la modifica del disciplinare di produzione e contestualmente il riconoscimento del Consorzio.

 

Le modifiche al disciplinare richieste dai produttori di carote dell’altopiano del Fucino muovono dalla constatazione che l’attuale disciplinare riporta dati analitici oramai vecchi di oltre 10 anni probabilmente ottenuti da metodologie analitiche provenienti da strutture non accreditate e comunque non riconosciute a livello internazionale. Ma nonostante diverse lettere indirizzate a via XX Settembre e le rassicurazioni dal parte della segreteria di Zaia, le cose sono rimaste invariate. “Con Romano si è aperto un nuovo canale di dialogo. Il ministro è stato interpellato dal nostro assessore all’Agricoltura Mauro Febbo”, spiega al Velino il direttore di Confagricoltura Stefano Fabrizi.

 

In un primo momento infatti la SACO VII del ministero, aveva subordinato la modifica del disciplinare a quella dello Statuto del Consorzio “richiedendo un numero enorme di modifiche alcune discutibili ed altre prive di fondamento giuridico”, spiega ancora Fabrizi. “In ogni caso la modifica della Statuto prescindeva dall’esame alle modifiche al disciplinare che erano state chieste con la procedura della pubblica audizione da parte dei singoli produttori di carote”.

 

Sono seguiti numerosi incontri presso il Ministero e nel rapporto epistolare si è assistito al un continuo rilancio di richieste di chiarimenti. “Un comportamento del Ministero – precisa ancora Fabrizi – che è stato portato a conoscenza dei ministri De Castro e Zaia e del Sottosegretario Buonfiglio, senza alcun esito”. Solo a Zaia le lettere spedite sono state tre: una del 13/7/2009, una del 30/07/2009 ed una del 10/08/2009. Fatto sta che la carota Igp, per ora, ancora non si produce.

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