CARO PROFESSORE, ECCO A COSA SERVE ORTOFRUTTA ITALIA

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Egregio Prof. Giacomini,

apprezzo sempre i Suoi interventi sul Corriere Ortofrutticolo; Lei, con le sue definite e chiare posizioni, frutto di un’analisi esperta ed approfondita nonché di una visione ampia e disinteressata, contribuisce a instillare nei diversi attori del mondo dell’ortofrutta italiana dubbi circa l’opportunità di alcune dinamiche, ma fornisce spesso anche importanti indicazioni per provare almeno in parte ad affrontare alcuni degli ostacoli che impediscono alla filiera ortofrutticola nazionale di essere ancora più virtuosa e performante.

Lei non è stato mai particolarmente clemente con l’Associazione che ho l’onore di rappresentare, OrtofruttaItalia, che, lo ricordo, annovera le principali associazioni , unioni ed organizzazioni del mondo produttivo, della cooperazione,  della trasformazione di prodotto e del mondo distributivo della filiera ortofrutticola italiana. Un potenziale enorme, dunque. E proprio per questo la scarsa concretezza che Lei ci rimprovera è ancora più grave. Lo capisco. Le Sue considerazioni sono state più volte da noi accolte come stimolo per fare meglio e di più (senza riuscirci…) a favore di un comparto così importante, che oggi, come ormai è chiaro a tutti, necessita per la propria sopravvivenza e per il proprio rilancio di azioni sinergiche tra produzione e distribuzione moderna, con il forte e strategico sostegno delle istituzioni e della politica.

Le ragioni del fin ora scarso utilizzo di uno strumento così rappresentativo per attivare le indispensabili iniziative in questa direzione non sono certo attribuibili, come Lei sa, all’operato appassionato e determinato di Nazario Battelli, che ringrazio per aver messo a disposizione per lungo tempo tutte le energie possibili per elevare l’immagine dell’O.I. e creare i presupposti affinchè OrtofruttaItalia assurgesse al ruolo che le compete nel panorama istituzionale ed organizzativo del mondo ortofrutticolo nazionale.

Ma qual è questo ruolo? Questa è una, se non la prima, delle questioni.

Dopo aver letto attentamente il suo articolo del 5 novembre sul Corriere Ortofrutticolo, provo a fornire alcune risposte, frutto della mia visione personale (ci tengo a specificarlo), alle legittime riflessioni da Lei proposte a tal riguardo. Innanzi tutto OrtofruttaItalia non è un sindacato dei datori di lavoro, questo è evidente. Dunque non ritengo debba sostituirsi alle Organizzazioni agricole nel rivendicare nei confronti del Governo la necessità di sgravi, aiuti, decontribuzioni, sostegni, tutela dei diritti delle imprese agricole, ed altre questioni tipicamente “sindacali”, come hanno fatto, giustamente, le organizzazioni da Lei citate con il sit-in proposto insieme all’assessore regionale  Mammi dinanzi alla prefettura di Bologna lo scorso 25 ottobre. Quello ( in Italia )  è il loro lavoro. Non può essere il lavoro dell’interprofessione nel nostro contesto nazionale. Sprecheremmo energie, agendo forse infruttuosamente, senza avere nelle corde quel tipo di rappresentatività.

OrtofruttaItalia non è la sede dello scontro tra i diversi “segmenti” da cui è composta la filiera, men che meno è utile che sia la sede della “resa dei conti” della Produzione con  la GDO; può e deve invece essere, a mio parere, il luogo dove naturalmente trovano convergenza gli interessi di tutte le parti a implementare azioni di analisi e programmazione di mercato, promozione, valorizzazione del prodotto, discussioni tecniche ed eventuali proposte di revisioni normative dei processi della filiera, affinchè, unitariamente           ( questa è la parola magica…) riesca a diventare su questi temi, nell’ambito di un perimetro d’azione specifico, un interlocutore autorevole per la politica agricola, che attualmente ne ha veramente un gran bisogno, alla luce delle sfide che è chiamata ad affrontare nel ns. paese.

OrtofruttaItalia sarà così in grado di presentare alle istituzioni ed ai consumatori finali progetti ed iniziative credibili, a vantaggio di tutti, tanto del mondo produttivo, quanto di quello distributivo, a prescindere dal colore della maglia che si indossa, e soprattutto a beneficio dei consumi, del Made in Italy, e del sistema agroalimentare nazionale.

Queste attività (che sono d’altronde parte di quelle che hanno ispirato gli intenti ed i disposti comunitari nello stabilire le competenze e le possibilità d’azione delle Organizzazioni Interprofessionali nell’ambito delle linee dell’Organizzazione Comune di Mercato), così delineate,  Prof. Giacomini, in Italia, non si conducono in piazza, ma, come Lei sa, hanno bisogno di trovare sponda proprio ai tavoli ministeriali e comunitari che, alle volte, possono apparire (…o essere) evanescenti e poco utili.

Non è un caso che non più tardi della scorsa settimana io abbia incontrato informalmente in Puglia proprio  il Senatore Francesco Battistoni, sottosegretario al Mipaaf con delega alla filiera ortofrutticola, ed abbia ricevuto ampie rassicurazioni dal Viceministro circa la consapevolezza della importanza di un reale studio di impatto economico, sociale ed in termini di capacità produttiva della strategia comunitaria F2F sull’agroalimentare tutto, ed in particolare sulle filiere dell’ortofrutta italiana e sulla opportunità di condividere con gli operatori i pilastri sui quali prevedere l’allocazione delle cospicue risorse rivenienti dall’azione integrata di OCM e PNRR, per consentire al comparto dell’ortofrutta di intraprendere con velocità e consapevolezza i percorsi obbligati di sviluppo ed innovazione, necessari per recuperare competitività.

Temi questi che, secondo me, devono appunto essere messi al centro di un dialogo finalizzato ad impostare iniziative e progetti  concreti, e nei quali trovi applicazione un’indispensabile strategia condivisa dalle istituzioni e le rappresentanze di settore, interprofessione in primis.

Forse, se ad alcuni tavoli il mondo dell’Ortofrutta si presentasse meno ridondante e polverizzato, si potrebbe quantomeno mettere la politica nella posizione di non avere più alibi rispetto al mancato ascolto delle istanze di settore o al mancato sostegno al conseguimento dei risultati richiesti,  vitali per il comparto.

Dai miei primi contatti con i componenti dei preziosi Comitati di Prodotto, con i Soci e con i membri del Consiglio di Amministrazione di OrtofruttaItalia, ho avvertito grande consapevolezza delle opportunità e delle responsabilità che l’Organizzazione Interprofessionale ha davanti a sé, e grande voglia di mettersi in gioco, finalmente. Abbiamo tutti insieme il dovere di provarci, ancora una volta, e di contribuire a rendere quei tavoli più pragmatici e fruttuosi.

Sono sicuro che allora, Professore, potrà ricredersi e verificare la capacità da parte dell’interprofessione di intervenire anche, nei limiti delle sue prerogative e del contesto economico-politico in cui opera, per armonizzare ( mi piace di più di regolare…) i rapporti nell’ambito del settore agricolo ed agroalimentare, partecipando a realizzare un contesto auspicabile di equilibrio nella ripartizione interna dei rischi, dei costi, e della remunerazione del prodotto all’interno della filiera stessa e dei suoi segmenti.

A tal proposito, ringrazio Lorenzo Frassoldati per le positive parole espresse a mio favore, e soprattutto per la fiducia accordata all’O.I., condizionata ad un cambio di passo che spero di essere all’altezza di mettere in atto con rinnovata energia, insieme a tutti i membri del Consiglio di Amministrazione di OrtofruttaItalia.

Massimiliano Del Core

Presidente OrtofruttaItalia

 

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