Il caro carburante sta mettendo a dura prova la tenuta delle aziende agricole. Pesa sui bilanci al punto che qualche impresa pensa di ridimensionare l’attività. Addirittura di chiudere. I conti non tornano. Costi stellari di produzione, in particolare per gli orticoltori che coltivano i prodotti in serre riscaldate. E molto incide il trasporto.
Di tutto questo si è occupata la Rai del Veneto in due ampi servizi curati dall’inviato Massimo Zennaro. Il paradosso più evidente lo ha messo in risalto Antonio Carraro, della Global Frigo, la cui sede centrale di Zero Branco si trova accanto a OPO Veneto. Ha indicato al giornalista il serbatoio di diesel: “Vedi, vale più quanto c’è nel serbatoio che il carico del camion”. Era un carico di ortaggi. Caro carburante ormai insostenibile per il settore trasporti, ma anche per l’agricoltura.
Marcello Pellizzari, orticoltore di Resana (Treviso): “Costi ormai non più sostenibili, tanto più che i prezzi di verdura e di frutta sono fermi. In queste condizioni è difficile continuare a coltivare”.
Rai Veneto è entrata nel magazzino mezzi tecnici di OPO Veneto per capire quanto la crisi colpisce consumi e prodotti per l’orticoltura. Massimo Zennaro ha sentito al microfono il responsabile Federico Nadaletto: stesso ritornello.
Il caro carburante incide pesantemente sul settore e non solo in relazione ai prezzi dei combustibili. Basti pensare alle quotazioni dei concimi e di altri prodotti per l’orticoltura strettamente connessi alle quotazioni del carburante.
Eppure i prezzi della verdura e della frutta alla produzione sono inchiodati se non in calo. I maggiori oneri si scaricano soprattutto sui produttori. Lo ha bene spiegato ai microfono Sergio Tronchin, settore commerciale di OPO Veneto: “Ci sono prodotti che sul campo vengono pagati meno degli ultimi rimbalzi del carburante: prezzi, comunque, generalmente fermi”.
La conclusione molto in sintesi: tra coloro che ci rimettono di più per il caro petrolio ci sono i coltivatori della terra. Per frutta e verdura, che escono dal campo, non ci sono adeguamenti rapportati ai costi e alla fatica. Ma è vita dura anche per chi confeziona gli ortaggi e li commercializza. Per l’intera filiera.
Gli aumenti delle quotazioni del petrolio e delle accise sui carburanti stanno rendendo insostenibili i costi della filiera e di tante aziende ortofrutticole, tanto più che si aggiungono a pesanti oneri produttivi, fiscali, previdenziali e burocratici. (fonte: ortoveneto.it)