CAMPANIA, GLI ORTAGGI CONTAMINATI NELLA “TERRA DEI FUOCHI”

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Ortaggi contaminati, tra campi coltivati tra cui pomodori prodotti a pochi metri da discariche con rifiuti tossici, cavolfiori ingialliti per la presenza di residui di metalli pesanti nella terra dove crescono, asparagi e tanti altri prodotti ortofrutticoli. Lo sconvolgente scenario è stato descritto in un recente servizio de Le Iene.

 

Nadia Toffa (nella foto), inviata del programma televisivo di Italia Uno, si è recata nella “Terra dei Fuochi”, il cosiddetto “triangolo della morte”, compreso tra Napoli e Caserta, tristemente noto per lo smaltimento illegale di rifiuti per mano della Camorra che in questo modo avvelena centinaia di ettari. Una terra dove si muore sempre più di tumori, triplicati nella zona negli ultimi vent’anni, che gli abitanti del posto contraggono spesso per aver respirato l’aria inquinata e tossica provocata dai fumi nocivi che fuoriescono dalle discariche o per aver mangiato i prodotti di terre contaminate.

I terreni sotto cui giacciono tonnellate di materiali tossici, radioattivi, chimici, industriali e amianto sono ancora coltivati, annaffiati con l’acqua contaminate dei pozzi sotterranei e i prodotti venduti alle multinazionali di tutta Europa.

Nel servizio si vedono le telecamere che inquadrano una distesa di piante di pomodori a fianco di una discarica. Prodotti che poi vanno a comprare, il giorno seguente. Una persona fornisce il numero di telefono del venditore. La troupe di Italia Uno incontra i contadini della zona, quelli dei campi a ridosso delle discariche. Dicono di poter vendere ogni tipo di prodotto della terra. E rivelano di consegnarli solitamente anche alle industrie famose, ad un marchio presente – dicono le Iene senza citare l’azienda in questione – in ogni supermercato italiano., così come le verdure come zucchine e melanzane, ad una grande ditta di surgelati. Si vende alla più grossa industria di pelati d’Europa. Il prezzo? Bassissimo: 8 centesimi di euro al chilo, di cui 7 rappresentano il costo di produzione. Il problema, insomma, è nazionale. Come raccontava Filomena, 26enne morta di cancro: “Non dimentichiamo che le nostre cose arrivano anche fuori. Anche i loro figli sono a rischio”.

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