CALIFORNIA: LA FRUTTA IN BALIA DEL MALTEMPO E DELLA SICCITÀ

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Nel nord della California – nella Valle di Sacramento – è ancora in corso la conta dei danni provocati da grandine e maltempo alle piantagioni di kiwi, anche se è già evidente un certo calo produttivo con inevitabili ripercussioni sulle stime previsionali. La raccolta potrebbe iniziare verso la metà di settembre.

Agli scarsi volumi nelle fasi iniziali della campagna seguirà un aumento costante delle quantità nel corso dell’autunno. Il picco produttivo – come di consueto – è previsto tra la metà di ottobre e i primi di novembre.

"Il Comitato Amministrativo dei Kiwi ha elaborato una stima preliminare di circa 6,5 ​​milioni di cassette", ha dichiarato un membro del Comitato con sede a Sacramento, Doug Phillips, che definisce tale cifra alquanto “prudente”, soprattutto se confrontata con i 7,3 milioni di cassette dello scorso anno.

Riguardo alle mele – nonostante la grave siccità che ha caratterizzato l’estate californiana – si prevede una stagione regolare. La raccolta della varietà Gala è già iniziata a metà luglio e si avvia alle fasi conclusive. Già dai primi giorni di settembre saranno disponibili mele delle varietà Fuji e Granny Smith mentre per le Pink Lady bisognerà aspettare fino alla metà di ottobre.

Più complessa la situazione per gli agrumicoltori che si trovano a dover far fronte al problema della mancanza di acqua per l’irrigazione delle piante. Tra il 2014 e il 2015 sono stati estirpati oltre 10.000 ettari di agrumeti e quelli rimasti in produzione non garantiscono né la quantità né la qualità adeguate al mercato. Tra le varietà le uniche che potrebbero registrare un incremento dei volumi sono quelle easy peel per l’entrata in produzione di diversi nuovi impianti.

Infine, in riferimento all’uva da tavola le ultime stime disponibili parlano di 113,3 milioni di cartoni da circa 8,5 chili l’uno, sempre che le bizzarrie di questa estate imprevedibile non ne abbiano variato i volumi effettivi. In ogni caso da oggi (1° settembre) è previsto che lo Stato americano immetta sul mercato circa il 60% della sua produzione totale stagionale di uva da tavola.

Chiara Brandi

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