BYE BYE 2020, NESSUN RIMPIANTO. BRINDA SOLO LA GDO, ORTOFRUTTA NÉ SODDISFATTA NÉ FELICE

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“Il Governo ascolti le nostre richieste”. Chi lo dice? Il mondo del vino, aperitivi, distillati e liquori che chiude un 2020 davvero in fortissima difficoltà, con una caduta nei consumi del 40-45% e una perdita in valore tra i 30-35 miliardi.

Perché parlo del vino? Perché lo si usa sempre come termine di paragone in positivo per quello che è capace di fare in termini di rappresentatività, immagine, capacità di premere (e ottenere) considerazione dal mondo politico. Insomma il vino sa fare lobby e l’ortofrutta no. Eppure l’ortofrutta chiude un 2020 non disastroso. L’export, dice Fruitimprese, continua a crescere, ma anche l’import, quindi il saldo attivo della bilancia commerciale è in continua erosione anno dopo anno. Nessuna sorpresa: l’Italia si avvia a diventare importatore netto di ortofrutta, in volumi certamente, in valore manca poco. Si parla di patriottismo alimentare, di autosufficienza nel food, ma qui andiamo in direzione contraria. E continuerà così perché nessuno dei temi strategici per il settore sono stati, non dico risolti, ma neppure affrontati. La cosiddetta competitività la stanno cercando (chi può) le imprese in proprio, razionalizzando strutture e tecnologie, facendo efficientamento, flessibilità, cercando alleanze e partnership, puntando su innovazione, politiche di marca, cercando marginalità nelle politiche green, nella distintività, nei prodotti healthy, più legati al benessere.

Siamo sicuri che per il vino il Governo qualcosa farà, ecco un’altra differenza tra i due settori, per l’ortofrutta abbiamo tantissimi dubbi. Nonostante la pandemia, su manodopera, trasporti, energia – fattori di competitività – non si è visto niente. Sul fronte internazionale quasi niente (le mele a Taiwan). Dai vari decreti ristori al settore non sono venute che briciole, i costi se li sono caricati addosso le imprese, ancora una volta. Nel 2021 si allungano le lunghe ombre di una Brexit ‘no deal’ e arriva la plastic tax. La sfida con la Spagna al momento è persa, più che persa: non c’è più gara. Siamo i primi produttori d’Europa, ma è un record del piffero, mentre si affacciano concorrenti (Grecia) una volta dormienti. Bisogna mettere il turbo sul fronte internazionalizzazione: ” aprire nuovi mercati” sarebbe la parola d’ordine, ormai logora e venuta a noia come “fare sistema”, di cui parliamo da più di vent’anni. L’ortofrutta italiana rincorre sempre, e in questa rincorsa lascia per strada decine di migliaia di ettari soprattutto di frutta, migliaia di imprese, migliaia di posti di lavoro. Il sistema perde pezzi e giustamente Marco Salvi, facendo un bilancio di fine anno, dice: ” Se c’è una cabina di regia per l’export del vino deve essercene una anche per l’ortofrutta, seconda voce del nostro export agroalimentare”. Sarebbe il minimo, ma la voce, la capacità di pressione dell’ortofrutta non è così ben organizzata e autorevole come quella del vino.

Che dire a bilancio di questo deprimente 2020? La Gdo brinda ad una annata sicuramente positiva. Tutti i retailer grandi e piccoli fanno festa. I discount annunciano ogni giorno nuove aperture. Il cav. Podini, patron di MD, dal teleschermo fa gli auguri agli italiani assieme ad Antonella Clerici. Francesco Pugliese dice “siamo soddisfatti ma non felici”, ma lui intanto è diventato la prima catena italiana con la chiusura dell’operazione Conad-Auchan. L’ortofrutta, per parafrasare, non si può dire né soddisfatta né felice di questo 2020. Fra l’altro cresce lo shopping in Italia delle multinazionali estere: Oranfrizer e Besana, due grandi player del settore, sono passati di mano e il momento di difficoltà della IV Gamma agevolerà nuove operazioni su qualche campione nazionale.

Guardando al 2021, vanno segnalate alcune tendenze. Sicuramente la produzione ortofrutticola continuerà a spostarsi sempre più al Sud, con tutto quello che questo comporta (infrastrutture, logistica, magazzini ecc). Nei rapporti con le catene della Gdo si nutre fiducia nella efficacia della normativa sulle pratiche sleale, che non è ancora legge. C’è stato un pre-accordo tra le imprese del food e le catene della distribuzione. L’accordo va bene al mondo produttivo? Non l’abbiamo capito e non abbiamo capito quale sarà il tavolo dove confrontarsi. Segnalo solo che l’art. 62 , primo tentativo di contrasto, in Italia dal 2012 ha fatto flop (6 infrazioni e una sola multa) mentre in Francia quasi 20mila ispezioni e multe per 4 milioni, in Spagna 1735 infrazioni e multe per oltre 10,5 milioni. E’ chiaro? Bisogna farla funzionare questa normativa, altrimenti parliamo di niente. Così come bisogna far funzionare il Tavolo ortofrutticolo, finora balbettante. Speriamo nel 2021 di aver qualche dato, qualche numero in più sul settore. Possibile che non disponiamo di catasti aggiornati sulle varie produzioni, che non esista un catasto agrumicolo al Sud? Possibile.

Il maledetto Covid ci lascerà in eredità (secondo l’EU Agricoltural Outlook) un cambio delle abitudini alimentari: più consumi in casa, più acquisti on line, rilancio dei consumi di ortofrutta, arance, mele, kiwi, pomodori… una opportunità da cogliere, se saremo bravi (e lo siamo) e più organizzati (e qui c’è tanto da fare). Bisognerà lavorare più insieme, fare partnership, alleanze, più aggregazione, quella che funziona però, non solo quella che sistema i bilanci o che fa solo cosmesi di ’facciata’. La Gdo si muove, si aggrega, e diventa sempre più forte e aggressiva. L’insegna Selex è diventato il secondo player nazionale dopo Conad. Nell’ortofrutta non cambia mai niente, i problemi sono più o meno sempre gli stessi. Di questo passo molti grandi privati saranno tentati di passare la mano davanti alle offerte delle multinazionali. Il 2021 potrà essere un anno di shopping in cui noi saremo le prede, non i cacciatori. Confidiamo nella nostra buona stella (e nel vaccino). Auguri a tutti!

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

l.frassoldati@alice.it

(editoriale dal numero di Dicembre 2020 del Corriere Ortofrutticolo)

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