Anche Orogel sente il peso della crisi generata dall’aumento dei costi generali a partire da quelli delle materie prime.

“Di crisi ne abbiamo viste tante ma mai come questa”, ammette sconsolato Giancarlo Foschi (nella foto), amministratore delegato di Orogel, in un’intervista al Corriere della Sera. Parliamo di un colosso del settore, primo produttore di surgelati in Italia con 150 mila tonnellate di prodotti freschi lavorati ogni anno, che vale in sostanza un quarto del settore.

“Il prezzo dell’energia è passato da 50-55 euro al megawatt ai 220 di oggi. Che tradotto significa una crescita del 10% dei costi complessivi”, afferma Foschi, analizzando nel concreto i numeri dei rincari. Ma l’aumento dell’energia ha fatto lievitare i costi degli imballaggi, dal cartone alla plastica. Senza contare la crisi della logistica. “Un container dei nostri prodotti da inviare negli Stati Uniti in tempi normali ci costava 5 mila dollari, oggi ne vale 20 mila”, sottolinea ancora il manager di Orogel al Corsera. “I costi complessivi sono aumentati del 20%”. Una spirale che sembra non aver fine, in cui sono finite anche le cooperative associate. Foschi auspica che il governo applichi per davvero le misure straordinarie che ha promesso. “Non possiamo resistere molto tempo comprimendo così tanto i margini, qualche mese al massimo”. La soluzione alternativa? Aumentare i prezzi. “Cerchiamo di farlo il meno possibile”, replica Foschi, “perché abbiamo a cuore il nostro consumatore e perché così nel medio periodo rischiamo di peggiorare drasticamente la situazione. Un drastico calo dei consumi sarebbe ben peggiore”. L’ad di Orogel poi lamenta i “bilanci record di molti operatori della logistica. L’impressione è che ci sia qualcuno che specula per fare extraprofitti anche al prezzo di mettere in ginocchio intere filiere e i consumatori finali”.