Il peggio deve ancora arrivare, sia per le aziende, molte a rischio chiusura, sia per le famiglie, col carrello della spesa più caro. A meno che non si intervenga subito per arginare la marea dell’inflazione, da un tetto europeo al prezzo del gas a misure taglia-bollette e di ristoro e sostegno alla crisi di liquidità delle imprese.
Francesco Mutti (nella foto), presidente di Centromarca, l’associazione che rappresenta circa 200 tra le principali industrie del largo consumo, e ad dell’omonimo gruppo leader nella trasformazione del pomodoro, lancia l’allarme sull’autunno alle porte, attraverso un’intervista a QN.
“In un anno abbiamo assistito a un cambiamento dello scenario mai avvenuto negli ultimi 20 anni. Un’esplosione improvvisa e verticale dei costi, dopo che per un ventennio la paura dell’inflazione era stata debellata, che offre poche possibilità di reazione e sta impattando pesantemente sul sistema delle imprese e sui consumatori”.
“Il cambiamento così radicale ha lasciato le aziende quasi impreparate e sta producendo effetti negativi non solo sui margini delle imprese, ma provocando uno choc di sistema che rischia di mettere a repentaglio la vita delle stesse aziende”, afferma Mutti, secondo cui il rischio è che tra poco le famiglie italiane saranno costrette a scegliere tra pagare le bollette di luce e gas o il supermercato.
“La filiera di sistema, dalle aziende, a partire da quelle rappresentate da Centromarca, alla GDO, ha dimostrato nei mesi scorsi una fortissima capacità di assorbire l’aumento dell’inflazione importata già da fine 2021. Negli ultimi due mesi però questa capacità è in parte venuta meno e l’inflazione, sebbene con una percentuale del 7-8% rispetto al 18% dell’aumento dei costi, si è scaricata anche nei carrelli della spesa”.
“Temo che in generale dovremo attenderci ulteriori aumenti dei prezzi mentre il pericolo è che alla fase di forte erosione della marginalità del sistema produttivo segua una vera e propria moria delle imprese che porterebbe a pesanti perdite occupazionali e a una spirale recessionista”.
Come si può evitare il peggio? “Con interventi che impediscano che l’inflazione non sia più sotto controllo e accada quel che succede al dentifricio: uscito dal tubetto è impossibile rimetterlo dentro. Il primo obiettivo deve essere un tetto al prezzo del gas in Europa, altrimenti ogni sforzo sarà inutile”.
Per quanto riguarda le richieste al governo, “tra le priorità ci sono ristori alle imprese, perché è evidente che provare a contenere costi che crescono di 5-6 volte rispetto al 2021 e di 12 sul 2020 è impossibile. Ma fondamentale, per evitare una spirale di crisi finanziarie, è un intervento di sistema per sostenere la liquidità delle aziende. Penso sia alle banche sia alle imprese energetiche che dovrebbero prevedere moratorie sui prestiti in atto e ragionevoli dilazioni nei pagamenti delle forniture”.
PEr quanto riguarda Mutti e il comparto del pomodoro in generale, l’imprenditore emiliano romagnolo precisa come “il settore del pomodoro è uno di quelli maggiormente esposti perché ha un picco di lavorazione in solo due mesi, dal 20 luglio al 20 settembre, proprio nell’occhio del ciclone della corsa dei prezzi dell’energia. Costo che due anni fa incideva per l’1,5% sul nostro conto economico, l’anno scorso per il 5 e adesso siamo al 20%”.
Anche i prezzi delle conserve, in questa situazione, sono per forza di cose aumentati. “Inevitabilmente abbiamo aggiornato i listini, ma 10 o 20 centesimi in più al chilo non impoverisce il reddito delle famiglie che finora non hanno ridotto gli acquisti. Ma con i rientri a casa dopo le vacanze cominceranno a fare i conti e il timore è che, tra pagamento delle bollette e costo della spesa, ci saranno pesanti riflessi sui consumi”.
(fonte: QN)