Negli ultimi dieci anni le aziende biologiche, oggi giunte alla soglia di quasi 82.000, sono aumentate del 71%, con un mercato che in Italia vale 4,5 miliardi di euro (+133%) e un export di 2,9 miliardi (+156%). Il settore in cui il biologico sta crescendo di più è la viticoltura: +124% negli ultimi dieci anni.
Per la produzione di agrofarmaci naturali l’aumento in un decennio è stato addirittura del 200%: per il 2025 è previsto un volume d’affari annuo di 9,4 miliardi. Numeri destinati a crescere, perché i consumatori scelgono prodotti naturali e le politiche comunitarie e nazionali spingono sempre di più verso la sostenibilità.
Sono i dati emersi dal convegno “L’agricoltura biologica: un’opportunità per i giovani e una risorsa per l’ambiente”, organizzato da Confagricoltura Verona alla fiera B/Open in svolgimento a Verona, con interventi di Claudia Sorlini, professore emerito di microbiologia agraria dell’Università degli Studi di Milano, autrice di più di 300 pubblicazioni in campo ambientale e agrario, e Carlo Murer, consulente agronomo di Ecor Naturasì.
“La produzione biologica sta assumendo un ruolo sempre più importante. Più del 10 per cento delle nostre aziende agricole associate aderiscono al bio e il cambiamento è molto legato all’imprenditoria femminile – ha detto Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona. Roberta Martin, presidente della sezione biologica dell’organizzazione scaligera, ha ricordato che “nelle politiche agricole, italiane e comunitarie, si dà sempre più importanza all’agricoltura biologica. La nuova Pac assegnerà un ruolo di rilievo al bio, così pure il Psr e il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che sta entrando nel vivo”.
“A spingere verso il biologico sono le scelte del consumatore e le limitazioni europee e nazionali sull’uso dei fitofarmaci – ha sottolineato Claudia Sorlini -. Nell’agricoltura sono invece le donne a spingere il pedale sul biologico, in un contesto di agricoltura multifunzionale. Un modello di agricoltura che integrano in una ricchezza di declinazioni come l’agriturismo, l’agri-asilo, la filiera cortissima, la vendita diretta, le visite guidate per le scuole. Ora bisogna cercare di attrarre più giovani nell’agricoltura biologica, sostenendoli economicamente, perché hanno dimestichezza con il digitale e grande voglia di innovazione. Serve anche più ricerca sugli agrofarmaci, che è ancora scarsa, anche se l’interesse verso questi prodotti sta crescendo a causa delle restrizioni normative verso prodotti organici di sintesi chimica. Occorre inoltre promuovere l’occupazione e lo sviluppo locale nelle zone rurali con bioeconomia e selvicoltura sostenibile. Va, infine, riconosciuto il valore della produzione fatta in regimi di qualità europei”.
Murer ha invece portato la voce di Ecor Naturasì, il maggiore distributore italiano specializzato in bio con oltre 500 negozi in Italia tra proprietà e franchising e 4.000 prodotti bio e biodinamici certificati. “Abbiamo creato una fondazione che fa ricerca sulle varietà adatte all’agricoltura biologica – ha spiegato -. Il tema delle sementi è molto importante, in quanto ci sono poche varietà adatte alla coltivazione bio. Vogliamo inoltre dare vita a forme di garanzia partecipata per coinvolgere il consumatore, facendo in modo che le persone partecipino all’attività di produzione agricola anche con piccole forme di investimento. Il consumatore sarà il vero protagonista della rivoluzione bio nei prossimi anni. Scegliendo cosa mettere nel piatto guiderà i produttori a orientarsi verso diverse pratiche agronomiche, che includano anche l’assenza di sfruttamento di persone e il rispetto degli animali. I giovani potranno trovare nell’agricoltura biologica una missione di vita, contribuendo a nutrire l’umanità con cibo sano e al miglioramento delle condizioni climatiche e ambientali”.