A BOLOGNA RIFLETTORI ACCESI SUL FUTURO DEI MERCATI ALL’INGROSSO. E INTANTO FICO PUNTA ANCHE SULLA FORMAZIONE

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Grazie al progetto Fico a Bologna nell’area Caab (ieri un buco nero per la città, oggi una opportunità e una risorsa per il futuro) è nato uno dei Mercati all’ingrosso più funzionali d’Italia, con logistica e servizi d’avanguardia, pienamente sostenibile sotto il profilo economico, ambientale ed energetico. La Nuova area mercatale (Nam), di cui abbiamo detto ieri (vedi news) non solo tira la volata a Fico – il parco agroalimentare che sorgerà negli spazi prima occupati dal Mercato – ma era la condizione primaria e indispensabile per far nascere Fico. E i ritardi di Fico, che doveva aprire in ideale continuità con Expo (quindi a fine 2015,  mentre non sarà pronto prima di 12-14 mesi, quindi estate 2017) sono in gran parte da addebitare proprio ai problemi legati al trasferimento dei grossisti in Nam. Ma tutto è bene quel che finisce bene, i problemi sono stati risolti e i 50mila metri quadri della nuova struttura (“il mercato più moderno d’Europa”, dice il presidente Caab, Andrea Segré)  entro due settimane si riempiranno di operatori e di cassette di frutta e verdura (l’inaugurazione ieri è avvenuta con la struttura vuota, un contesto un po’ desolante).

La collega Raffaella Quadretti scrive che la presenza del ministro Martina all’evento non è dovuta ad una particolare attenzione verso il settore ortofrutta ma al progetto nazionale Fico “che sta nella scia di Expo e raccoglie a piene mani la sfida di Expo”. Quindi è Fico che conta più che Nam, più che il Mercato in sé; o meglio: Nam conta in quanto ha dato via libera a Fico. E a questo proposito bene ha fatto Valentino di Pisa, presidente nazionale dei grossisti, a sollecitare pubblicamente il ministro Martina ad esprimersi sul futuro dei  Centri agroalimentari, o meglio se c’è un futuro per questi mercati oggi frantumati sia sul territorio sia come rappresentanza, e bisognosi di una razionalizzazione e di una mission chiara e identitaria. Insomma l’evento bolognese è stato un’occasione importante per accendere i riflettori sul tema Mercati all’ingrosso e loro futuro, su cui finora il ministro ha fatto un po’ l’indiano (come su tanti altri temi legati all’ortofrutta). Abbiamo appreso che il tema finirà dentro il Piano nazionale  della logistica recentemente approvato dal Consiglio dei ministri e che l’art.11 del Collegato agricoltura  (che  riconosceva ai Centri agroalimentari il ruolo strategico di piattaforme logistiche nazionali) non finirà in un cassetto. Bene, vedremo gli sviluppi. “Serve un salto di qualità”, riconosce il ministro. Serve un Piano mercati, aggiungiamo noi, magari attingendo a risorse comunitarie, individuando le 10-12 strutture strategiche (quelle di Italmercati?) su cui investire per razionalizzare e rilanciare il comparto  che oggi rischia un lento declino. Sul futuro di Fico il ministro Galletti (Ambiente), bolognese doc – al governo a Roma col Pd, a Bologna in competizione col Pd – ha fatto capire che Fico non dovrà essere solo una Disneyland del cibo, che Bologna non può ridursi alla “cucina d’Italia”, ma “serve un progetto culturale e di formazione all’insegna dell’agricoltura sostenibile e dell’educazione alimentare”. Un compito che dovrebbe essere assolto da una Fondazione ad hoc, annunciata da Segré. Un tema, questo della formazione e dell’educazione alimentare, rilanciato ieri anche da Bruxelles dove Paolo de Castro lo ha collegato ai progetti comunitari  per la distribuzione di frutta nelle scuole “che grazie alle correzioni degli europarlamentari diventa il primo programma europeo di educazione alimentare nelle scuole”. Insomma Fico finirà nei  progetti nazionali e comunitari legandosi al discorso della formazione e dell’educazione alimentare. Un paracadute importante qualora il parco tematico dedicato al cibo non ottenesse i risultati economici sperati (e annunciati).

Lorenzo Frassoldati, direttore Corriere Ortofrutticolo

l.frassoldati@alice.it 

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