BOLLETTA STELLARE, MENO CONSUMI MA COSTI RADDOPPIATI. LEGGIERO: “COSTRETTI A RIDURRE GLI INVESTIMENTI”

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Bolletta stellare a dicembre per l’Ortofrutticola Egnathia Srl di Monopoli (Bari): a dicembre 2020 un importo di oltre 8.800 euro per un consumo di 42.000 KWH, a dicembre 2021 il botto: oltre 19 mila euro per un consumo di 40.000 KWH.

“Il doppio del costo per consumi addirittura ridotti”, commenta amaramente Cosimo Leggiero (nella foto) titolare dell’azienda di famiglia di commercio all’ingrosso di ortaggi invernali ed estivi col marchio “Miss Freschezza”, una quantità commercializzata annua di circa 10.000 tonnellate, un export verso il Nord Europa del 30% e il resto verso la GDO nazionale e i Mercati generali. L’azienda controlla 100 ettari di terreni di proprietà e ha rapporti con 30 imprese che conferiscono i loro prodotti.

Le due bollette a confronto

“Una vera e propria stangata di cui avevamo avuto qualche avvisaglia già da ottobre, poi la mazzata a dicembre. E dire che noi abbiamo anche un impianto fotovoltaico da 80 KW nel nostro magazzino di confezionamento da 200 mq a Monopoli, quindi parte dell’energia ce la autoproduciamo…”

A adesso? “Va detto che i costi stellari della bolletta si uniscono a quelli dei fitofarmaci, fertilizzanti, carburante, imballaggi, carta, plastica, aumentati e fuori controllo. Ma costi così dell’energia non ce li possiamo permettere senza metter a rischio la stabilità delle nostre imprese . Mai riusciremo a recuperare questi aumenti coi prezzi di vendita dei prodotti già ceduti con margini risicatissimi. Dai nostri clienti abbiamo ottenuto quest’anno un adeguamento dei listini di pochi centesimi, che non bastano certamente a compensare i costi stellari dell’energia. La situazione è davvero grave anche perché i consumi sono calati, le famiglie hanno meno soldi per la spesa quotidiana, comprano meno”.

Come vede il futuro? “Molto male. Noi continueremo a lavorare, vogliamo essere positivi, però certamente ridurremo gli investimenti, produrremo meno per evitare sprechi e riconvertiremo parte dei terreni a grano o altre colture alternative più remunerative. Questo significa ridurre la manodopera in magazzino: da 160 addetti prevediamo in estate di scendere a 100”.

Ristori, aiuti? “Poca roba, quasi niente. Lo Stato si è dimenticato di noi. Abbiamo appena presentato domanda per i crediti di imposta sulle spese per imballaggi da materie prime riciclate. Vedremo. Poi sono stati tolti gli oneri di sistema sulle bollette, praticamente non cambia quasi niente. Le nostre sono aziende famigliari che danno da lavorare a tante famiglie. Ci vorrebbero politiche di sviluppo per l’agricoltura, di sostegno per l’economia di questi territori, invece arrivano solo briciole. Ma qui se chiudiamo noi, dove li trovano i posti di lavoro?”. (L. Frass.)

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