BILANCIO TERREMERSE, ORTOFRUTTA IN CALO NEL 2018. “IN RECUPERO NEL 2019”

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“Il risultato economico, pari a un utile netto di 216 mila euro, è stato frutto di differenti dinamiche gestionali tra i settori di attività della Cooperativa. Il fatturato della sola Terremerse si attesta a 143 milioni di euro, mentre quello del bilancio consolidato a circa 167 milioni”. Così Emilio Sabatini (nella foto), Direttore Generale di Terremerse, sintetizza i risultati ottenuti nel 2018.

Lo scenario in cui si è svolta l’attività è stato caratterizzato da una prima parte dell’anno problematica dal punto di vista agronomico a causa delle abbondanti precipitazioni che hanno arrecato un ritardo generale di campagna. Ciò ha determinato per Terremerse una riduzione delle quantità di prodotto raccolto nel comparto ortofrutticolo, compreso il prodotto pomodoro da industria, mentre è stata buona la campagna di raccolta per il settore cerealproteico. Le vendite di agroforniture hanno subito un iniziale rallentamento, compensato da un’importante ripresa a partire dal mese di aprile.

Il bilancio è naturalmente specchio delle condizioni di mercato e di campagna ma anche frutto di scelte imprenditoriali e strategiche dell’azienda. Il 2018 rappresenta un punto di “rottura” rispetto al passato, poiché in conseguenza della cessione del ramo di azienda dell’ortofrutta fresca e delle strutture collegate, Terremerse dal 2019 pone al centro della propria strategia le colture annuali (cerealproteici e orticole industriali, che costituiscono il settore grandi colture), nell’integrazione con il settore agroforniture. Le scelte di espansione territoriale, infatti, già dal 2018, sono orientate verso areali e strutture che consentano l’ottimizzazione del percorso strategico che la Cooperativa ha imboccato. Tale cambiamento troverà il proprio riscontro già dai numeri di bilancio 2019, sia a livello economico sia patrimoniale. La struttura finanziaria dell’azienda, infatti, sta cambiando: a fronte del disinvestimento collegato all’operazione del ramo frutta fresca, è necessario investire sulle maggiori necessità di capitale circolante per finanziare la crescita delle agroforniture e del settore grandi colture.

Tornando nello specifico degli andamenti dei settori, nel 2018 le agroforniture, nonostante le citate difficoltà dei primi mesi, hanno fatto registrare un fatturato di oltre 73 milioni di euro, incrementando di 1,7 milioni quello del 2017. Sulla continua crescita di questo settore incide l’ingresso in nuovi territori, sud Romagna e Marche, oltre al consolidamento della quota di mercato sugli areali tradizionali. La controllata Agriservice 2016 Srl, situata in provincia di Verona e specializzata nella vendita dei mezzi tecnici, ha concluso il 2018 con un fatturato in crescita che si è attestato a circa 14 milioni. Anche nell’area Veneto sono in itinere progetti di espansione in questo settore. Complessivamente il fatturato consolidato delle agroforniture si attesta a circa 85 milioni di euro.

Nel settore ortofrutticolo, l’ultimo con il prodotto fresco, la maggior perdita rispetto al 2017 è determinata dalle minori quantità di prodotto ritirate e conferite, oltre a 150 mila tonnellate in meno di pomodoro venduto all’industria attraverso la OP Pempacorer. Per il 2019 è previsto un recupero integrale della perdita e un reddito operativo in pareggio.

“Sono diversi gli elementi che fanno percepire Terremerse come “nuova” e differente rispetto al passato: il focus sulle colture estensive annuali, il costante sviluppo delle agroforniture più coerente e collegato alla parte agricola, l’impulso a una nuova progettualità dato dal rafforzamento dell’ufficio Ricerca e Sviluppo e i risultati tangibili ottenuti in termini innovativi dal marketing e dalla ricerca nel settore carni – evidenziano il Presidente Marco Casalini e il Direttore Generale Emilio Sabatini – . Questa nuova dimensione è accompagnata, così come è logico e naturale, da un cambiamento organizzativo che investe tutta l’azienda, non solo nel modello ma anche e soprattutto nella “combinazione” delle persone, anche come conseguenza del fisiologico ricambio generazionale che sta vivendo la Cooperativa. Tutto ciò, nonostante quanto descritto imponga quantità e qualità di lavoro supplementari a tutti i livelli, determina un “clima” aziendale pieno di aspettative positive e una diffusa fiducia nelle opportunità future”.

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