BESTACK: UNA CODIFICA DI IMPRONTE AMBIENTALI PER COMUNICARE LA SOSTENIBILITÀ DELL’IMBALLAGGIO

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La sostenibilità, nuovo paradigma per il sistema ortofrutticolo. È stato il titolo scelto per la presentazione dello speciale Mark Up Frutta e Verdura dello scorso 6 dicembre. Circa 500 delegati e quattro illustri relatori coordinati da Roberto Della Casa che hanno sviscerato il tema in termini ambientali, sociali ed economici.

Si perché si è sostenuto che senza la sostenibilità economica tutto va a gambe all’aria, così come si rischia sempre più di questi tempi. E allora ci si è ritrovati a parlare della solita fragilità del settore ortofrutticolo non prestando altrettanta attenzione a quale ruolo deve e può avere in termini strategici la sostenibilità, prima tra tutte quella ambientale.

Un fatto è chiaro: lo sviluppo di processi virtuosi, etici e meritori ha maggiori probabilità di successo se si accompagna ad altrettanti vantaggi economici o ancora se contribuisce a integrare i valori della marca, a consolidare la corporate identity e a migliorare il posizionamento competitivo dell’azienda, insomma a fare business.

In tal senso il miglioramento della sostenibilità ambientale può essere utile in termini strategici, perseguendolo e dichiarandolo ai fini di differenziarsi. Nasce con questa premessa il progetto di ricerca incentrato sulla comunicazione delle esternalità ambientali degli imballaggi in cartone ondulato promosso dal Consorzio Bestack.

La sfida di Bestack è contribuire a differenziare l’ortofrutta italiana sui mercati internazionali. Il Consorzio Bestack, in collaborazione con il Politecnico di Milano, mette oggi a disposizione di ciascun produttore ortofrutticolo un sistema di calcolo e codifica fatto di 5 loghi su cui sviluppare la comunicazione ambientale: Km percorsi (elemento quanto mai attuale al giorno d’oggi), utilizzo di risorse non rinnovabili (sempre al centro dell’attenzione in tema di utilizzo difforme tra stati delle materie prime), emissioni di gas serra (la CO2 emessa è il dato più compreso), percentuale di riciclabilità (è un comportamento che responsabilizza i consumatori) e consumo di acqua (in quanto progressiva risorsa scarsa).

Questa codifica è utilizzabile e personalizzabile da tutte le aziende produttrici di ortofrutta sui propri imballaggi in cartone, stampati e personalizzati. Perché, risulterà chiaro, i dati quantitativi riportati sull’imballaggio derivano dalle specifiche modalità di impiego, dalla tratta percorsa e dal prodotto contenuto.

In ogni caso ciascun imballaggio sarà diverso dall’altro, così da costituire potenzialmente un elemento di competizione e comunicazione. Esistono tanti marchi ambientali, in continua crescita e mutamento, che pur non essendo diventate marche determinano il posizionamento competitivo dei prodotti. Il mercato dell’auto è emblematico. Dal 1993 ad oggi si è passati dall’Euro 1 a all’Euro 5, e domani chissà. Offrire in Europa e nel mondo frutta italiana in imballaggi che riportano le impronte ambientali sarebbe come produrre auto che rispettano la normativa Euro10 quando sul mercato si possono vendere quelle non inferiori all’Euro 4. Facciamo i tedeschi per una volta…

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