BARRILE: “SPEREQUAZIONE E CONCORRENZA EXTRA UE SFIDE DA AFFRONTARE”

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In occasione dell’assemblea estiva di Confagricoltura abbiamo intervistato Annamaria Barrile (nella foto), Direttore Generale dell’associazione di categoria, per capire qualche futuro si aspetta per l’ortofrutta italiana.

Dottoressa Barrile, nella tavola rotonda con i rappresentanti del Governo, il Presidente Giansanti ha sollevato la questione Ucraina. Ritiene che l’ingresso di questo Paese in Europa possa rappresentare un potenziale pericolo per il settore ortofrutticolo?

Siamo combattuti tra l’interessw umanitario e anche politico, dato il legame culturale tra Europa e Ucraina, che rendono naturale un percorso di accoglienza di questo Stato nell’UE e la preoccupazione per la nostra filiera. Inevitabilmente l’immissione nel mercato comune senza dazi di una produzione massiva come quella che l’Ucraina può dare, a prezzi inferiori rispetto a quelli che ci sono nell’Europa Centrale e Occidentale, sarà una sfida da affrontare, perché tutto il mercato rischia di perdere competitività.
Bisognerà trovare un equilibrio intelligente tra l’integrazione dell’Ucraina e la tutela del mercato interno, dove sussistono già delle forti sperequazioni tra i diversi Paesi.

Si riferisce al tema degli aiuti di Stato?

Sì. Ci sono grosse differenze tra i Paesi che possono permettersi di erogare aiuti di Stato all’agricoltura e quelli, come il nostro, che non possono andare oltre il regime “de minimis”. Prendiamo per esempio il Fondo per la competitività delle filiere: negli ultimi anni sono stati aiutati il kiwi, la pera, il melone, ma si tratta di somme limitate, che non possono fare davvero la differenza per il settore.
I Paesi che possono erogare aiuti di Stato riescono a fare davvero la differenza per i loro operatori e le filiere produttive e questo crea delle distorsioni nel mercato interno.

Pensa che con le nuove elezioni possa cambiare qualcosa?

Abbiamo scritto ai Ministri competenti per sollevare la questione e in particolare abbiamo segnalato l’ingresso attraverso la Turchia di materie prime agricole da Paesi che non possono esportare direttamente in Europa. Per ora la questione riguarda il grano, ma mi aspetto che possa estendersi ad altre filiere.
Chiediamo grande attenzione su ciò che entra in Europa dal punto di vista dei dazi, ma anche della reciprocità delle regole. Aver alzato tantissimo lo standard qualitativo della produzione, per ragioni sociali e ambientali, rende estremamente oneroso produrre ortofrutta in UE. Se questo sforzo non è tutelato da ciò che arriva dai mercati internazionali, rischiamo che il consumatore tenda, in un momento di crisi economica, a scegliere quello che a scaffale costa meno. Lo stesso vale per l’industria di trasformazione.
E’ un bene alzare l’asticella della sostenibilità europea, ma facendo attenzione che questo non vada a detrimento della capacità produttiva del nostro sistema di imprese.

Avete sottolineato il tema dell’importanza della ricerca scientifica e tecnologica. Che peso ha nell’ortofrutta?

Noi siamo sempre stati per la scienza. La ricerca in agricoltura non può che essere utile e siamo felici che nel nostro Paese sia stata permessa la sperimentazione in campo delle TEA (Tecniche di evoluzione assistita). La ricerca non può che essere il nostro viatico per rendere resistenti le nostre produzioni, soprattutto in tempi così complicati da un punto di vista climatico. Penso all’ortofrutta siciliana che è una eccellenza e si trova a far fronte alla scarsità di acqua.
Anche la digitalizzazione può essere di grande aiuto per aiutare i produttori a decidere cosa coltivare e cosa evitare in una determinata zona.
La scienza ci aiuterà anche traghettare la mentalità dei nostri operatori verso un modo diverso di fare agricoltura.

Elena Consonni

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