Le banane (e i gruppi che le producono e commercializzano) sono state le protagoniste di un’inchiesta di Altroconsumo. Nel servizio dell’associazione per la tutela e la difesa dei consumatori sono state prese in esame le condizioni di produzione delle banane da parte delle multinazionali dal punto di vista di diritti dei lavoratori e di sostenibilità ambientale.
Nello studio effettuato da Altroconsumo, che da gennaio a giugno di quest’anno ha visitato piantagioni, ha raccolto ed esaminato un’ampia documentazione, indagando circa le strategie sul fronte dei diritti dei lavoratori e del rispetto dell’ambiente, incrociando infine le risposte con la realtà sul campo, la multinazionale Dole è stata promossa a pieni voti.
Nell’inchiesta sono stati valutati una serie di elementi: dal rispetto degli standard imposti dall’Organizzazione internazionale del lavoro, alle reali condizioni lavorative fino alle pratiche che riguardano il rispetto dell’ambiente (uso di pesticidi, gestione dei rifiuti, spreco di acqua, ricorso a materiali riciclati). Si è puntata poi l’attenzione sui rapporti lungo la catena produttiva e sulla collaborazione con le diverse organizzazioni coinvolte, dai sindacati alle associazioni non governative. Infine, è stata valutata la trasparenza sia nel fornire informazioni ai consumatori, sia nel collaborare all’inchiesta stessa.
Premesso che la maggior parte delle grandi aziende interpellate si è rifiutata di partecipare all’inchiesta, "segno, come minimo, di scarsa sensibilità per il problema", sostiene Altroconsumo – Dole è stata eletta in assoluto la migliore dal punto di vista della responsabilità sociale aziendale nella coltivazione e nel commercio delle banane; migliore anche delle banane equo solidali rappresentate, in questo caso, dal marchio Altromercato. Nel circuito del Fair Trade, infatti, sono coinvolti centinaia di piccoli produttori/lavoratori, disseminati su un territorio molto vasto e non inquadrati in una struttura organizzativa aziendale.
"Questo comporta – spiega l’associazione di consumatori – un’inferiore attività di raccolta dati, documentazione e rendicontazione, per cui le pratiche seguite sono più difficilmente controllabili né probabilmente applicate con tutto il rigore, anche formale, possibile in una grande azienda. Anche l’attenzione alle corrette pratiche ambientali, che pure è presente, soffre di questo limite, di cui peraltro l’associazione di commercio equo si è mostrata consapevole, in un’ottica di miglioramento continuo della professionalità dei piccoli produttori da loro sostenuti".
dall’inchiesta di Altroconsumo:
IL PREZZO NON È DIVISO EQUAMENTE
I lavoratori delle piantagioni ricevono una parte minima del ricavato dal commercio delle banane. La parte del leone la fanno i rivenditori finali: quasi un terzo va nelle loro tasche.
Le banane costano intorno ai 2 euro al chilo. Come si distribuisce questa somma lungo la catena che le porta dalla piantagione alla nostra tavola? I più penalizzati sono i coltivatori nelle piantagioni, cui resta soltanto il 4% del prezzo finale (fonte: Make Fruit Fare!) .