ASL DI BENEVENTO, DE GIROLAMO: “CHIARIRÒ IN PARLAMENTO”

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"Sono più che disponibile a chiarire al più presto in Parlamento gli aspetti di questa sconcertante vicenda che mi vede sottoposta a un linciaggio mediatico senza precedenti pur non essendo io coinvolta nell’indagine”. E’ quanto afferma il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo (nella foto) nella vicenda legata allo scandalo dell’Asl di Benevento (leggi news).

”Sono sicura di non aver fatto nulla di irregolare”. ”Il mio mandato ministeriale è, sin dal primo giorno del mio insediamento, nelle mani del Presidente del Consiglio, ma sono pronta a difendere con tutte le forze che ho in corpo la mia dignità e la mia onestà”.

”Ribadisco – dice il ministro nella nota – di essere vittima di registrazioni abusive in casa mia da parte di chi è stato sottoposto a misura cautelare dalla magistratura per presunti reati commessi nell’Asl di Benevento e di testimonianze raccolte dai giornali da parte di personaggi già noti alle forze dell’ordine e ai giudici. Constato con amarezza che la scala dei valori viene sovvertita e chi è accusato di aver violato la legge viene ritenuto più credibile di chi invece la legge l’ha rispettata”.

”Con la fermezza e la determinazione di chi è più che sicura di non aver commesso nulla di irregolare e di illecito – a meno che le parole in libertà pronunciate nella propria abitazione lo siano – sono pronta a fornire ai colleghi parlamentari – afferma la ministro nel comunicato – tutte le informazioni reali rispetto alle ricostruzioni distorte apparse in queste ore di accanimento, ribadendo totale e incondizionata fiducia negli accertamenti compiuti da parte chi ha, per Costituzione, il compito di farlo e cioè la magistratura”.

”Il mio mandato ministeriale – conclude la nota – è, sin dal primo giorno del mio insediamento, nelle mani del Presidente del Consiglio, ma sono pronta a difendere con tutte le forze che ho in corpo la mia dignità e la mia onestà”.

Va avanti, negli uffici della procura di Benevento, l’inchiesta sui pagamenti della Asl di Benevento che ha visto l’arresto, il 27 dicembre, di quattro imprenditori con l’accusa di aver ottenuto pagamenti irregolari dalla struttura sanitaria, per almeno 700mila euro. Nei fascicoli dell’inchiesta sono finite le registrazioni abusive che Felice Pisapia, ex direttore amministrativo della Asl e destinatario di un provvedimento di obbligo di dimora, fece di un incontro privato del luglio 2012 al quale era presente anche il ministro Nunzia De Girolamo (all’epoca deputato e coordinatore provinciale del Pdl), che non è indagata dalla procura. Ma le frasi della De Girolamo, finite nei verbali e pubblicate da alcuni giornali, sono all’origine delle polemiche politiche cresciute negli ultimi giorni contro l’esponente del Ncd. "Ho sbagliato nell’usare espressioni poco eleganti – ha detto il ministro delle Politiche agricole – anche se le ho usate in casa mia e sono state registrate abusivamente e illegalmente da un personaggio che è uno dei protagonisti di quest’inchiesta su truffe alla Asl".

Tra le espressioni "poco eleganti", c’è un "mandagli i controlli e vaffa…" riferito all’ospedale Fatebenefratelli di Benevento, il cui bar è gestito da anni da una società amministrata dal marito della zia del ministro. Le indagini sulle truffe alla Asl hanno fatto emergere un "direttorio politico-partitico costituito al di fuori di ogni forma di legge" – scrive il gip Flavio Cusani nell’ordinanza cautelare per Pisapia – "che si occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti e indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’Asl".

Da alcune testimonianze emergerebbero favoritismi verso ditte ‘amiche’ e pagamenti ritardati a svantaggio di altre. Ma sul piano penale ci sono per ora solo le accuse di truffa aggravata e peculato che hanno portato all’arresto di quattro imprenditori, all’obbligo di dimora per l’ex direttore amministrativo della Asl Pisapia e ad un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Federico Russo, dirigente dell’Unità Farmaceutica della Asl. Nel mirino della procura, l’addebito da parte degli imprenditori alle casse dell’Azienda sanitaria, con l’aiuto di funzionari compiacenti, di prestazioni che non sarebbero mai state eseguite. (fonte: Ansa)

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