ARANCIA ROSSA, ROSARIA COMPIE 10 ANNI: È TRA I MARCHI DI FRUTTA PIÙ CONOSCIUTI

Condividi

Dici arancia rossa e pensi alla passione, alla Sicilia – e all’Etna in particolare – alle vitamine, alla succosità. Sono parole e sensazioni che evocano il prodotto, almeno stando a quanto emerso da una ricerca realizzata dalla società Management Solutions e presentata dal professore Fabio Ancarani, direttore Executive master in Sales e Marketing della Bologna Business School.

L’occasione è il decennale di Rosaria, l’organizzazione siciliana di produttori fondata dalla famiglia Pannitteri specializzata nella produzione di arance rosse.

Un momento di celebrazione, ma anche una riflessione sulla situazione attuale, il futuro e le potenzialità del frutto siculo. Da Bruxelles, in collegamento, è intervenuto Paolo De Castro, parlamentare europeo e coordinatore S&D Commissione Agricoltura che, se da un lato ha evidenziato le ottime capacità di sviluppo del prodotto, dall’altro ha messo in guardia dalla concorrenza – spagnola in particolare – che è vincente sulla capacità organizzativa: “La qualità dei nostri prodotti – ha sottolineato De Castro – è indiscutibile. Purtroppo organizzazione commerciale e logistica fanno ancora fatica a trasformarsi in reddito. Le imprese sono ancora piccole e spesso condotte da persone anziane. L’Europa farà comunque la sua parte, a iniziare dal “pacchetto Promozione” per i prodotti alimentari: 220 milioni di euro, con i bandi alle porte (in primavera). E qui l’azienda può accedervi direttamente, senza il passaggio tra impresa, Stato membro ed Europa”. Insomma la qualità è una condizione necessaria, ma non è sufficiente. Prova ne sia il fatto che, a fronte dei 36 miliardi di esportazione che l’Italia fa nel settore agroalimentare, la Germania ci doppia a quota 80.
L’europarlamentare Giovanni La Via ha evidenziato invece come uno dei problemi della produzione agrumicola siciliana sia il mancato rinnovamento degli impianti. “Su 160 mila ettari di superficie ad agrumeto, solo un 30 per cento è stato rinnovato. Questo significa lasciare libero gioco alle malattie da virus”.
Il successo commerciale passa anche attraverso la riconoscibilità e Rosaria, da questo punto di vista, rappresenta un ottimo esempio, come ha raccontato Aurelio Pannitteri: “Fare campagne di comunicazione su un prodotto che ha delle marginalità di guadagno basse richiedeva coraggio – spiega l’imprenditore – ma l’intuizione è risultata vincente. Le arance Rosaria non sono percepite come arance comuni, ma hanno in sé il racconto della territorialità. Se sono rosse e succose è dovuto alla loro particolare pigmentazione che un microclima come quello etneo consente, ovvero grandi escursioni termiche tra la notte e il giorno”.
Escursioni che, in verità, nella raccolta 2015/2016, sono mancate a causa di temperature miti ancora in corso. Il colore ne ha risentito, risultando più scarico, mentre il calibro più piccolo ha avuto la meglio. “Ciò favorisce soprattutto la grande industria di trasformazione – continua Pannitteri – molto meno noi che abbiamo guadagni più interessanti su calibri grossi e colori più accesi. In questo la Gdo potrebbe darci una mano, trovando il modo di valorizzare al meglio le arance più piccole. Intanto continuiamo a guardare sempre più all’estero: mercati interessanti sono quello finlandese e olandese. Ho dubbi sulla Cina, soprattutto per la deperibilità del prodotto. Tre settimane e più di viaggio per l’arancia rossa sono troppe”.
Ma in Italia come va il “brand Rosaria”? Stando ai dati della ricerca citata in apertura, questo risulta essere al 6° posto assoluto tra le marche citate dai consumatori di frutta (primo Chiquita, seguono le etichette di mele altoatesine e trentine).
È inoltre emerso che i consumatori di arancia rossa scelgono questo frutto per il suo contenuto di vitamina C: la motivazione salutistica è stata infatti indicata dal 79,3% degli acquirenti. Ma è importante anche il gusto, motivazione indicata dal 56% dei consumatori. Sono le stesse caratteristiche ricercate da chi acquista Rosaria, scelta per la motivazione salutistica dal 78,4% e per il gusto dal 40,5%. Importante anche la fiducia nella marca e l’italianità, scelte dal 37,8% e 32,4% dei consumatori.
Dal medesimo studio emerge anche l’indicatore NPS – Net Promoter Score – che misura la percentuale di clienti che, dichiaratisi soddisfatti, consigliano ad altri il prodotto testato. L’NPS delle arance Rosaria risulta al di sopra del 50 per cento.
La motivazione salutistica è stata avvalorata dall’intervento della nutrizionista Samantha Biale che ha ricordato come questo agrume può avere effetti positivi su infiammazioni, problemi di sovrappeso, diabete, colesterolo e nella prevenzione contro i tumori. “Pochi sanno che l’arancia è un’ottima fonte vegetale di calcio – ha aggiunto la nutrizionista – importante per la prevenzione dell’osteoporosi. Una spremuta ne contiene 250 mg, la stessa quantità fornita da un bicchiere di latte”.
Il pranzo del decennale lo ha preparato lo chef siciliano Filippo La Mantia che con il suo pesto agli agrumi ha ricordato come “l’arancio è un prodotto invernale che fa pensare all’estate”.

Francesca Ciancio
 

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE