ANNATA NERA PER LE FRAGOLE: VOLUMI BASSI, QUALITÀ MEDIOCRE

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Annata nera per le fragole italiane. Il raccolto di quest’anno sarà scarso e di qualità al di sotto della media a causa delle avversità climatiche che hanno accompagnato tutto il periodo invernale. La prima conseguenza sarà l’aumento della forbice della bilancia commerciale tra import ed export e un atteso incremento dei prezzi per le fasce più alte di prodotto.

È quanto è emerso ieri al Macfrut nel corso dell’incontro promosso dal Crea in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche e il Soi, la Società di ortofrutticoltura italiana dal titolo ‘la fragola nel 2018 pensando al 2020’.

Il fabbisogno del mercato italiano, secondo i dati presentati dal Cso di Ferrara, è caratterizzato da una domanda interna di circa 90mila tonnellate l’anno (+18% dal 2011 al 2017) di cui circa 30mila provengono dall’estero, prevalentemente dalla Spagna, in genere dai Paesi dell’Ue a 28.

“I dati della bilancia commerciale – ha spiegato Barbara Brunello del Cso – registrano un calo sia dell’export, nel confronto tra il 2016 e 2017, che dell’import che ha subito, nello specifico, una flessione del 7% a fronte di una sostanziale parità delle superfici coltivate e stimate, in tutto il Paese, in complessivi 3.640 ettari”.

La stabilità degli investimenti italiani nel settore della fragolicoltura deriva da una spinta in avanti delle regioni produttrici del Sud Italia, in particolare Basilicata e Campania che da sole rappresentano il 50% della produzione nazionale dove si sta investendo molto nelle varietà, rispettivamente Sabrosa e Sabrina. In contrazione le superfici del Nord Italia, in particolare del Piemonte e Veneto (-4% nell’ultimo anno) che un tempo, insieme all’Emilia-Romagna, rappresentavano dei bacini importanti caratterizzate, per contro, da una marcata differenziazione di prodotto.

“Se da un punto di vista della creazione varietale – ha spiegato Walter Faedi (nella foto), esperto del settore – l’Italia ha raggiunto livelli altissimi, facendo affermare all’estero molte delle fragole nostrane, è vero anche che oggi la ricerca, pubblica, privata o mista, è chiamata a fare dei passi avanti sul fronte anche delle tecniche colturali e sul fronte della formazione dei produttori. Soprattutto per evitare le conseguenze nefaste di annate, come questa, anomale dal punto di vista meteorologico. Guardando al Sud, ad esempio, abbiamo avuto un inizio di inverno mite e poi, durante la fruttificazione, ci sono stati abbassamenti termici importanti di fronte ai quali, però, i produttori si sono comportati come se fossero in presenza di un’annata normalissima continuando ad applicare i trattamenti usuali tra concimanti, stimolanti e prodotti ormonali di diverso tipo invece che modificare le tecniche di fertirrigazione. Questo si è tradotto in un livello qualitativo decisamente scarso e in una quantità di frutti non elevata”.

Sul fronte del consumo interno, dal 2013 la domanda di prodotto ha registrato una continua crescita al punto che nell’ultimo triennio, l’indice di penetrazione, ossia la percentuale di famiglie che acquistano fragole almeno una volta l’anno, è arrivato all’80% (guidato dai consumi del nord) a fronte però di una riduzione degli acquisti annui per famiglia

“Questo ci spiega – continua Brunello – che in termini quantitativi, gli acquisti sono rimasti stabili ma che più famiglie si sono avvicinate a questo prodotto con una media di spesa annua per nucleo di circa 16 euro. La tendenza al ribasso dei prezzi deriva da una progressiva riduzione di questo genere di acquisti negli ipermercati e di una crescita di discount e dettaglio specializzato”.

Mariangela Latella

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