ALLUVIONE, LA RABBIA DI DALMONTE: “NESSUNA MANUTENZIONE DAL MAGGIO 2023”

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Nel maggio 2023 l’alluvione gli aveva provocato danni per 1,5 milioni di euro. Oggi, a distanza di quasi un anno e mezzo, è nella stessa situazione: in mezzo al fango dei propri campi allagati nel tentativo di assorbire più acqua possibile con pompe e idrovore. Un film (o più precisamente un thriller o un horror) che si ripete.

Matteo Dalmonte, è un imprenditore agricolo di Brisighella, situata in provincia di Ravenna, nella bassa Valle del Lamone, alle pendici dell’Appennino tosco-romagnolo. Qui gestisce un’azienda frutticola (socia di Agrintesa) e il vivaio che porta il suo cognome, fondata da suo padre e suo zio negli anni Sessanta: 120 ettari di frutteti coltivati a ciliegie, pesche, uva da vino, cachi, e kiwi, oltre ai vivai.

L’impresa agricola, che sorge proprio a cavallo del fiume Lamone, uno dei corsi d’acqua che è esondato nei giorni scorsi a causa dell’alluvione che ha colpito nuovamente l’Emilia Romagna, era stata fortemente danneggiata già con il drammatico evento dello scorso anno. Oggi la situazione si è ripetuta con decine e decine di ettari nuovamente travolti da acqua, fango e materiale vario. Ancora una volta l’imprenditore ortofrutticolo si è ritrovato gli appezzamenti con piante sradicate, frutteti invasi dai detriti e danni molto pesanti a cui far fronte. I problemi sono nati nelle stesse aree.

“Due terzi dei pescheti a rischio. Tremo su kiwi e cachi”

Il Lamone è tracimato negli stessi punti dove è esondato l’anno scorso – conferma Dalmonte. “Prima si sono allagati i campi del mio vicino, poi il fiume ha sfondato sul mio lato nella stessa zona colpita nel 2023. L’acqua ha allagato i frutteti e non solo, portando con sé anche grossi tronchi (vedi foto) e causando la formazione di vere e proprie dune di ghiaia. Ho perso diversi bins portati via dalla forza dell’acqua. Ho quattro ettari coltivati a pesco. Temo che due terzi siano compromessi (per fortuna la frutta era già stata raccolta). Sul kiwi (verde, varietà Hayward) e sui cachi ero molto ottimista per quest’anno. La produzione era eccellente. Ora con questa nuova alluvione ho enormi incognite sull’esito della stagione di questi due frutti, compresa la vendemmia. Sono molto preoccupato”, ammette Dalmonte.

“Burocrazia lentissima, ma il maltempo non aspetta”

“Ma sono anche molto arrabbiato per come è stata gestita la manutenzione dal maggio 2023 ad oggi”, confessa amareggiato. “Qui non è stato fatto nulla o quasi per pulire e ripristinare gli argini del Lamone, almeno da Brisighella fino al confine con la Toscana. Se ci fossero stati gli interventi auspicati forse il fiume non sarebbe tracimato nuovamente provocando ulteriori danni. Con 15 mesi a disposizione non si può dire che non c’è stato il tempo per realizzare i lavori. Dal maggio dello scorso anno abbiamo pregato ogni giorno perché non riaccadessero altri eventi simili. Ma dopo quasi un anno e mezzo purtroppo è successo. Il problema poi è che la burocrazia è pazzesca, estremamente lenta e complessa. Ma il maltempo non aspetta la firma su carte e documenti”.

Emanuele Zanini

emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it

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