Un coltivatore alluvionato chiede 30mila euro di danni e riceve solo briciole, appena 14. E dire che a un vertice del 23 settembre dello scorso anno – sui danneggiamenti alle coltivazioni provocati dall’alluvione che pochi mesi prima aveva colpito la Romagna – il ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida aveva rassicurato le associazioni di categoria: la macchina era in moto per velocizzare l’iter dei risarcimenti, fino a coprire il 100% dei danni, con i 50 milioni destinati dal governo al fondo mutualistico AgriCat. A distanza di oltre un anno, invece, si assiste a una beffa crudele.
A riportare la notizia è Il Fatto Quotidiano che ricorda a sua volta come, AgriCat (che viaggia su un altro binario rispetto agli stanziamenti gestiti dal commissario alla ricostruzione Francesco Figliuolo) ha respinto circa l’80% delle 5mila domande di indennizzo, come denunciano le associazioni di categoria. E molti di quelli che hanno ottenuto qualcosa hanno visto solo pochi spiccioli. Letteralmente. C’è chi ha ricevuto 181 euro, chi 38, chi addirittura 4. E peccato che i danni all’agricoltura – contando la Romagna e le altre province emiliane colpite – ammontino a quasi un miliardo, per un totale di 12 mila imprese.
“Io ho ottenuto la bellezza di 13,83 euro: non copro nemmeno le spese di presentazione della domanda”, dice Stefano Mordini a Il Fatto. Poco meno di 14 euro a fronte di circa 30 mila di danni. Mordini insieme al fratello è alla guida di una azienda agricola a Riolo Terme, nel Ravennate. La sua impresa è in collina, le frane, l’acqua e il fango l’hanno mezza devastata: “Non riuscivamo nemmeno più a raggiungere i terreni. Non riesco a darmi una spiegazione e non riesce a darsela la mia organizzazione, la Cia. C’è una grande confusione. Nessuno di noi – conclude Mordini – riesce a capire come siano stati calcolati quei 13 euro e 83 centesimi”.
181 euro di risarcimento per 50 mila euro di danni
Purtroppo non è uno scherzo. E non è un caso isolato, tutt’altro. Prendiamo Stefania Malavolti, dell’azienda agricola Scania di Settefonti, che si trova a Casola Valsenio, sempre nel Ravennate e sempre nell’area appenninica. Lei è stata più fortunata, il risarcimento che le hanno accordato ammonta a ben 181 euro, ma per lei i danni ammontano ad almeno 50 mila. “Avevo fatto due domande, una per il vigneto, l’altra per la coltivazione del kiwi: una mi è stata respinta e non abbiamo neanche capito quale delle due non è andata a buon fine”, spiega Malavolti. Eppure il suo vigneto era coperto dal limo e danneggiato dal crollo di una riva che interessava mezzo ettaro. “Sarebbe stato molto meglio se non mi avessero riconosciuto nulla – aggiunge – perché questa è una presa in giro. Avevo inoltrato le domande pensando di poter recuperare qualcosa e invece eccomi qui, a cercare di ripristinare tutto con i miei soli mezzi. Non ho speranze nemmeno per i risarcimenti che devono essere erogati attraverso la struttura commissariale. Senza contare che solo tra perito, documentazione e bolli quest’altra domanda di indennizzo mi costa 12 mila euro”.