ALLO STUDIO UN NUOVO SISTEMA PER PRODURRE FRUTTA RESISTENTE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI RISPARMIANDO ACQUA

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Un inverno caratterizzato da una forte siccità mai interrotta dall’estate scorsa, una primavera anomala, tra caldi quasi estivi a freddi invernali, come quelli degli ultimi giorni: le gelate tardive hanno fatto svegliare i frutteti e le piante di quasi tutta l’Emilia-Romagna sotto una coltre di brina. È il clima che cambia, con il pericolo costante di fenomeni estremi pronti a ripetersi.

Lo studio dell’Università di Bologna sui frutteti resistenti

È per questo che l’Università di Bologna, grazie a un suo gruppo di studiosi a guida del progetto Dream promosso da Prima Foundation, sta studiando e mettendo a punto un sistema per la produzione di frutta resistente a differenti condizioni climatiche, in grado di sopravvivere a diverse o nuove patologie fungine, ma anche un sistema di irrigazione innovativo per risparmiare acqua e mantenere comunque la qualità dei frutti. I primi test stanno partendo in questi giorni: un meleto sperimentale è in corso di messa a dimora all’interno dell’azienda agricola dell’Alma Mater, con l’obiettivo di fornire indicazioni agli agricoltori, in particolare alle piccole aziende a conduzione familiare, per migliorare l’efficienza fisiologica, produttiva e qualitativa di un nuovo agroecosistema.

L’esperta dell’Unibo: progettare i frutteti in modo diverso

«A causa del cambiamento climatico sono oggi necessarie misure di adattamento che permettano ai frutticoltori un approccio più resiliente agli stress biotici e abiotici e agli eventi estremi – ha sottolineato Brunella Morandi, professoressa del dipartimento di Scienze e Tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna e coordinatrice del progetto –. Per questo vogliamo dare vita a una nuova tipologia di frutteto, con varietà diverse e scalari, che fioriscano e maturino in diversi momenti della stagione, così che, nel caso in cui il clima sorprenda con gelate tardive, ondate di calore o stress idrici eccessivi, il danno sia limitato solo alle piante nella fase più sensibile».

L’allarme per la biodiversità

Uno degli aspetti poi legato ai cambiamenti climatici è quello della perdita o del cambiamento della biodiversità: ecco che i frutteti sono arricchiti da piante e fiori in grado di attirare gli insetti impollinatori e le diverse specie di insetti utili, antagonisti naturali di quelli dannosi.

Il peso dei cambiamenti climatici sulla frutta delle regione

Tutto questo assume valore proprio in questi giorni, all’alba dei quali gli alberi di albicocco, susino, pesco, ciliegio si sono svegliati con il peso del ghiaccio sulle proprie foglie e fiori; una coltre bianca ha ricoperto pereti e meleti nella fase della fioritura, ma anche le piante di kiwi di zone dalla vocazione frutticola come il Bolognese, il Modenese, il Ferrarese e la Romagna. Quasi tutti i produttori emiliano-romagnoli hanno fatto e stanno facendo i conti con le conseguenze di un’aria polare proveniente dal nord Europa: se da una parte l’assessorato all’Agricoltura di viale Aldo Moro ha avviato una ricognizione per valutare l’impatto del repentino abbassamento delle temperature, dall’altro Confagricoltura Emilia-Romagna e Coldiretti hanno già stimato danni fino al 70% delle gemme o dei piccoli frutti, in particolare in mancanza di attivazione di sistemi di protezione delle colture, di ventole o d’impianti d’irrigazione antibrina. Caldo anomalo, gelate, siccità: più facce di una stessa medaglia.

(fonte: Corriere della Sera)

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