ALLARME MICRO-PLASTICHE NELLA FRUTTA E VERDURA: UNO STUDIO LO ACCERTA

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Uno studio, per la prima volta al mondo, riporta le concentrazioni di micro-plastiche (inferiori a 10 microns) contenute nella parte edibile di varietà di frutta e verdure tra le più consumate in Italia, come mele e pere, patate, carote, lattuga e broccoli.

La scoperta sconcertante è che le micro-plastiche, una volta degradate, sono assorbite dagli ortaggi ed entrano nella parte edibile come parte integrante e quindi vengono assorbite dall’uomo. I dati raccolti dalla ricerca condotta dal gruppo del Laboratorio di Igiene Ambientale e degli Alimenti dell’Università di Catania, mostrano una contaminazione variabile.

Con dimensioni medie da 1,51 a 2,52 microns, queste micro-plastiche degradate hanno un range quantitativo medio da 223mila a 97.800 particelle per grammo di vegetale rispettivamente in frutta e verdura. Questo porta a stimare, secondo lo studio, che ogni giorno assumiamo, tramite gli alimenti vegetali, una media di 10 microns di plastica a persona. L’EFSA, agenzia europea per la sicurezza alimentare, ha già chiesto alla Commissione Europea un primo passo verso una futura valutazione dei potenziali rischi per i consumatori derivanti dalla presenza di micro-plastiche e nano-plastiche negli alimenti.

“Abbiamo potuto realizzare questo studio – spiega Margherita Ferrante, docente di Igiene generale e applicata all’Università di Catania, nonché direttore del Laboratorio – grazie ad un nuovo macchinario di analisi, che abbiamo brevettato quest’anno e che ci permette di analizzare particelle piccolissime delle dimensioni inferiori ai 10 micron fino a 100 nano-metri. Fino ad ora non si era riusciti ad osservare micro-plastiche di dimensioni più piccole del mezzo millimetro”.

Già con un livello di osservazione più approssimativo, era stato accertato che ingeriamo micro-plastiche per l’equivalente di peso di un bancomat a settimana (5 grammi circa alla settimana, circa 21 grammi al mese).
“Con questa nuova ricerca apprendiamo che la plastica che ingeriamo è molta di più se si considerano le particelle più degradate e quindi quasi invisibili – precisa Margherita Ferrante -. Tra gli ortaggi e la frutta analizzata, le mele sono quelle che ne assorbono una maggior quantità. Per ogni grammo di frutta ci sono 3 microgrammi di plastica. La lattuga, per contro, è quella che presenta meno micro-plastiche nella sua composizione: 0,7 microgrammi per ogni grammo di prodotto. Adesso stiamo cercando di calcolare il peso effettivo della materia inerte sul totale del prodotto vegetale e stiamo per chiudere anche una ricerca analoga sulle specie ittiche che prospetta risultati sicuramente peggiori”.

Tra le plastiche più presenti rinvenute dentro gli ortaggi analizzati, ci sono il polietilene e il polistirolo che sono i materiali più usati in agricoltura, nelle serre, ad esempio, per le pacciamature, o ancora, nei vivai.

La ricerca, che porta la firma dei ricercatori Gea Oliveri Conti, Margherita Ferrante, Claudia Favara, Ilenia Nicolosi, Antonio Cristaldi, Maria Fiore e Pietro Zuccarello dell’ateneo catanese insieme con Mohamed Banni del Laboratoire de Biochimie et Toxicologie Environnementale di Sousse in Tunisia, è stata pubblicata nei giorni scorsi con il titolo “Micro and nano-plastics in edible fruit and vegetables. The first diet risks assessment for the general population” sull’importante rivista di settore Environmental Research (Elsevier).

Mariangela Latella
(Nella foto: i ricercatori Margherita Ferrante, Pietro Zuccarello e Gea Oliveri Conti)

(Fonte: Freshcutnews.it)

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