“ALLA MELA VERONESE SERVE UN MARCHIO FORTE E AGGREGAZIONE”

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Fornire indicazioni sul comportamento delle nuove varietà di melo e pero, frutto del miglioramento genetico, nei diversi ambienti di produzione e così semplificare la scelta delle varietà coltivate nei nuovi impianti. Questo lo scopo del convegno nazionale "Liste di orientamento varietale", progetto finanziato da ministero dell´Agricoltura Regioni e Province.

Il progetto è stato organizzato a Zevio (Verona) in occasione dell´annuale Festa della mela, per presentare i risultati 2012 delle osservazioni da parte di Unità tecniche operative in tutt´Italia sui fruttiferi di ultima generazione.

"Nostro compito non è giudicare ma fornire informazioni. Il numero delle nuove varietà è tale che senza sperimentazioni localizzate sui vari areali di coltivazione, sarebbe altissimo il rischio di commettere errori nella scelta delle specie da impiantare", ha premesso Carlo Fideghelli, del Centro di ricerca per la frutticoltura di Roma, al tavolo dei relatori con altri esperti di ampia fama come Walter Faedi, Silverio Sansavini e Walter Guerra, tutti ricercatori. Tra i presenti anche Raffaele Ferraro, dell´Op Coz di Zevio, e Gino Bassi, dell´Istituto sperimentale per la frutticoltura della provincia scaligera. Moderatore dell´incontro Ferdinando Cossio.

Con una relazione scritta a quattro mani con Bassi, Ferraro ha tracciato il quadro delle mele veronesi (oltre il 70% della produzione regionale) dal 2000 ad oggi: 4.689 gli ettari attualmente coltivati. Negli ultimi 12 anni la produzione è scesa da 270mila a 150mila tonnellate.

In Veneto, negli ultimi sei anni, i pomi hanno perso 1.200 ettari. Il 32% delle varietà coltivate è Golden delicious, il 18% Imperatore, il 15% Granny Smith, il 14% Gala, l´8% Fuji, il 4% Red delicious, le restanti varietà rappresentano il 6%. Le piante a più ridotta vegetazione hanno elevato le rese a 50-60 tonnellate per ettaro.

Stabile, invece, la situazione del pero. Ferraro ha quindi passato in rassegna i limiti delle principali varietà coltivate a Verona. Golden: eccessiva concentrazione e qualità spesso limitata. Gala: le malattie fitosanitarie ne hanno ridotto la diffusione. Fuji: è stata abbandonata causa produzione alternante.

Altri handicap della mela veronese: aziende di piccole dimensioni, scarsa aggregazione dei produttori, commercializzazione frammentata, assenza di marchio. La composita ricetta di Ferraro per uscire dal tunnel: rinnovare la Gala con cloni colorati che anticipino la raccolta rispetto ad altri areali, ridurre la Golden e impiantare varietà appetite all´estero, sì alla Golden rugginosa purché di medio-grande pezzatura e paglierina, incrementare la Granny, ricredere nella Fuji impiantando cloni colorati, puntare su "mele club" e produzioni certificate, concentrare il prodotto, più collaborazione di filiera, aumentare la visibilità dei pomi scaligeri.

Dopo aver fatto il punto della mela su scala nazionale, attribuendo al Nord il 90% della produzione, Bassi ha aggiunto che il 2012 ha semplificato le liste varietali eliminando ben 16 varietà e introducendo Galaval e Fujico, cloni di gala e Fuji e di Ambrosia, per le sole zone alpine e pedemontane. Inserite nelle varietà in osservazione: tra le precoci, Daiane e PremA280 sweetie@; tra le resistenti autunnali gialle, Luna e Opal. (fonte: L’Arena)

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