Unità più grandi e meno traghetti non giustificano del tutto la perdita di navi nel porto di Genova. Dal 2007 a oggi, sono diversi i pezzi lasciati per strada. Il caso più emblematico è quello di Grendi: la compagnia di Bruno Musso, che si è trasferita a Savona, contribuiva con oltre 200 toccate l’anno, grazie al servizio container regolare sulla Sardegna.
Altre 200 navi erano quelle portate dal Terminal Rinfuse Italia, poi i sequestri per non aver rispettato le prescrizioni ambientali, la progressiva chiusura della centrale a carbone dell’Enel e il sostanziale stallo commerciale in vista del passaggio (non ancora ultimato) da Euroports ad Ascheri ne hanno più che dimezzato il flusso di traffico.
Quello di Terminal Frutta invece è un caso di estinzione: oggi la frutta viaggia in container, le “navi-frigo” non esistono quasi più. Morale, dalle 118 unità del 2007, si è passati alle 18 di quest’anno. Ora, spiega Maurizio Anselmo, ad di Terminal San Giorgio (che controlla anche questa struttura) è in atto un piano di riconversione per utilizzare il Frutta nel traffico dei metalli, già avviato, e in quello dei traghetti merci.
Declino lento ma costante anche quello delle navi al Porto Petroli: se sono stabili sono i prodotti chimici, il movimento del greggio continua a scendere, e con questo le navi che lo portano. La crisi del settore (quella dei consumi e quella delle raffinerie) si riflette nelle attività di questo snodo centrale del porto. Un altro soggetto di cui poco si parla – ovviamente in relazione a questioni marittime – è l’Ilva, che da sola opera 250 navi l’anno. "Quasi una al giorno" conferma il comandante dei piloti del porto, Giovanni Lettich. Sulla banchina di Cornigliano infatti arriva da Tarantool materiale che fa funzionare la struttura genovese, ma alla luce delle vicende giudiziarie che stanno coinvolgendo l’altoforno in Puglia, è possibile che questa catena si interrompa.
Nella statistica dell’Autorità portuale sono conteggiati anche i movimenti della Petrolig, la società che si occupa dei rifornimenti alle bettoline e quindi alle navi. Boom nel 2010, poi progressiva discesa. A suo modo, un segnale anche questo. (fonte: Shippingonline)