“La filiera degli agrumi e quella delle arance in particolare rappresentano la ricchezza della cultura mediterranea e raccontano la specificità dei territori. La sinergia tra tradizione, innovazione e organizzazione di filiera consentono al settore agrumicolo di rafforzarsi sul mercato italiano e internazionale”. A dichiararlo è stato l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese al teatro Pirandello di Agrigento dove si è svolto l’incontro “Dialoghi con le meraviglie del nostro paese” dedicato alla filiera agrumicola in occasione della sesta tappa del Grande Viaggio Insieme Conad.
“I produttori siciliani sono la testimonianza di come l’investimento in sostenibilità ambientale, sociale ed economica può rendere la filiera degli agrumi un modello in costante miglioramento sul piano dell’innovazione e al contempo come la qualità dei prodotti possa dare un’adeguata valorizzazione a tutti gli attori della filiera”, ha aggiunto Pugliese, che a sostegno degli agrumicoltori siciliani a precisato, con una battuta significativa: : “Voglio fare una metafora. A noi non piace fare la coda di balena ma la testa di sardine, che con la forza di tanti piccoli si sa muovere nel mare e non si fa attaccare dai predatori. Tanti piccoli è bello”.
Insieme all’amministratore delegato di Conad, come ricorda Informacibo, a commentare i dati del rapporto sulla filiera agrumicola realizzato dall’Aaster erano presenti, alla tavola rotonda moderata dalla giornalista Marianna Aprile, il sociologo Aldo Bonomi, direttore Aaster, Giuseppe Adorno associato cooperativa Valle dell’Anapo, Edy Bandiera, assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana, Marco Caruso ricercatore Crea, Consiglio di ricerca agricoltura ed economia agraria, Sammy Fisicaro responsabile commerciale Colleroni, Giuseppe La Rocca direttore fondazione comunitaria di Agrigento e Trapani, Paolo Parlapiano responsabile vendite e marketing di Parlapiano Fruit, Giovanni Romano, socio fondatore Fondazione di Comunità Val di Noto e Giovanni Selvaggi, presidente Consorzio Arancia Rossa di Sicilia Igp. Aveva portato i saluti di apertura il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto.
Paolo Parlapiano, responsabile vendite e marketing dell’omonima azienda siciliana, nel suo intervento ha ricordato come l’Arancia di Ribera Dop sia l’unica arancia ad aver ottenuto finora il riconoscimento di denominazione d’origine protetta. Ha sottolineato il forte legame che l’impresa familiare abbia instaurato il rapporto commerciale con Conad dal 2009 attraverso un progetto di co-branding legato al progetto Sapori e Dintorni della catena distributiva, oggi primo cliente di Parlapiano Fruit, inserendo le referenze agrumicole dell’impresa in oltre tremila punti vendita. “La ricaduta sul territorio è stata notevolissima. In dieci anni il valore degli agrumeti è raddoppiato”, ha sottolineato Parlapiano, “grazie anche alla partnership con Conad. Nello stesso tempo si è registrato un riavvicinamento dei giovani alle aziende familiari, anche attraverso un percorso di innovazione che ha caratterizzato diverse imprese del territorio”.
Le filiere agroalimentari
La tappa siciliana del Grande Viaggio Insieme di Conad che si è conclusa sabato 26 ottobre, ha puntato quest’anno i riflettori sul tema delle filiere agroalimentari. Non è un caso che sia stata Agrigento la città scelta per parlare del settore degli agrumi e delle arance in particolare: sono molti i riconoscimenti di qualità tipiche certificate, basti ricordare quella del marchio Arancia di Ribera Dop, varietà coltivate nella provincia di Agrigento e per una piccola parte in provincia di Palermo. Ma ad essere interessate dalla produzione di agrumi sono tutte le province siciliane e in particolare Catania, Siracusa e Agrigento che da sole rappresentano più del 50% delle superfici e della produzione nazionali.
Dalle arance a polpa rossa come le varietà Tarocco, Moro e Sanguinello della piana di Catania a quelle a polpa bionda come l’ovale d’Anapo del siracusano o le arance ombelicate di Ribera, dai mandarini Ciaulli della provincia di Palermo alle clementine di Taranto passando per le coltivazioni di bergamotto e cedro della costa tirrenica e ionica della Calabria fino alle arance del Gargano e ai limoni di Amalfi: la filiera agrumicola italiana è un variegato patrimonio di eccellenze, tradizioni e innovazione legate ai territori.
I dati economici
In Italia ci sono circa 62 mila aziende agrumicole e oltre 129 mila ettari coltivati. Con oltre un centinaio di varietà, di cui venti coltivate in Italia, solo da ottobre a giugno, le arance sono il fiore all’occhiello del settore agrumicolo e tra i prodotti più rappresentativi del sud del Paese. Sono infatti 85 mila gli ettari coltivati ad aranceti per una produzione di 1,6 milioni le tonnellate di arance.
Più che ogni altro prodotto made in Italy, la filiera degli agrumi racconta la qualità e il valore della produzione italiana e quella del sud Italia in particolare. Nel 2018 solo il valore della produzione di agrumi siciliana ha superato i 630 milioni di euro, pari al 13% del valore di tutta la produzione agricola regionale. Pur interessando tutte le nove province, la coltivazione si concentra maggiormente in quelle di Catania, Siracusa e Agrigento che da sole rappresentano più del 50% delle superfici e della produzione nazionali.
(fonte: Informacibo)