AGRUMI, LAVORATO (SOS ROSARNO): “LA GDO SFRUTTA I PRODUTTORI E I BRACCIANTI”

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Un euro per una cassetta da 20 chili di clementine, 50 centesimi per lo stesso quantitativo di arance. E’ questo il prezzo che i produttori agricoli, dal sud al nord, sono costretti ad accettare dalla filiera della Gdo (grande distribuzione organizzata) e che comporta l’abbattimento dei costi di manodopera.

Un sistema consolidato di cui fanno le spese i braccianti stagionali (quasi tutti migranti), che “lavorano ore per pochi soldi in condizione di grave sfruttamento”. A denunciare questa forma di “caporalato legalizzato” è Sos Rosarno che ha organizzato per l’11 gennaio una serie di iniziative di protesta davanti ai supermercati Coop di Firenze, Bologna, Livorno, Milano e Roma, dove a largo Agosta avrà luogo la manifestazione principale.

Nel mirino ci sono i grandi supermercati: Auchan, Carrefour, Esselunga e soprattutto la Coop “protagonista principale della grande distribuzione in Italia – spiega Arturo Lavorato (nella foto) di Sos Rosarno – è lei ad aggiudicarsi la fetta più grossa di mercato, ma è anche quella che punta di più su un’immagine di qualità e responsabilità sociale d’impresa, pur attuando politiche sui prezzi al ribasso come tutti gli altri. Mettere sugli scaffali un po’ di prodotti del Fairtrade accanto a quelli provenienti dai beni confiscati alle mafie e dallo sfruttamento selvaggio delle campagne è, a nostro avviso, ancora più grave”.

Nel mirino dell’associazione anche le multinazionali che gestiscono e spostano il flusso delle merci che circolano in Italia, appaltando il lavoro a cooperative che hanno istituito un sistema di vero e proprio "caporalato legalizzato" che impiega per lo più manodopera a basso costo immigrata. “Chiediamo che la Coop e le altre sigle della grande distribuzione aprano un canale di commercializzazione etica del fresco in cui venga riconosciuto un prezzo adeguato al produttore sul campo – spiega ancora Lavorato – questo prezzo equo deve consentire di sostenere i costi di produzione e della regolare assunzione della manodopera”.

Secondo Sos Rosarno questa operazione di filiera responsabile dovrà essere esposta all’interno del supermercato con una sorta di ticket per la trasparenza, che permetta ai consumatori di vedere il prezzo pagato all’agricoltore e di scegliere con responsabilità. Ma l’associazione punta il dito anche contro il Governo che non fa niente a fronte di questo sistema produttivo di sfruttamento diventato ormai strutturale.

“Queste persone sono lasciate sole – aggiunge –. A Rosarno c’è una tendopoli costata un milione di euro, dove vivono ancora oggi 1.500 persone senza luce elettrica, con bagni fatiscenti e in condizioni disumane. Lo Stato è ormai il garante di questo scempio e del girone infernale della transumanza stagionale”.

A lavorare nei campi sono soprattutto stranieri provenienti dall’Africa sub sahariana, maghrebini e persone dell’est, in particolare bulgari e rumeni. “C’è una divisione etnica del lavoro – continua Lavorato – i lavoratori africani sono considerati più produttivi, perché di solito arrivano in Italia da soli e per monetizzare al massimo nella raccolta a cottimo lavorano più degli altri, a ritmi disumani. C’è una sorta di gara nello sfruttamento, le condizioni di vita sono indicibili. E’ uno scempio sul piano dei diritti umani. L’agricoltura italiana poggia la sua sopravvivenza su questo sistema e quando sono grossi marchi di produzione su questa sofferenza determinano grandi profitti di economia di scala”.

Lo scopo delle manifestazioni davanti ai supermercati è far uscire allo scoperto questa situazione ancora poco visibile ma diventata una prassi nelle campagne: da Rosarno, a Nardò, nella Capitanata, a Boreano, fino al nord di Salluzzo e a Castel Nuovo Scrivia. L’iniziativa è promossa dalla rete nazionale, Campagne in Lotta, che si occupa di lavoro, di salvaguardia del territorio nelle politiche sull’alimentazione e l’agricoltura e della regolarizzazione dei lavoratori immigrati. (ec)

Coop in relazione alle accuse lanciate dall’associazione “SOS Rosarno” precisa quanto segue: “Si premette che Coop dalla zona di Rosarno non acquista clementine ed arance né a proprio marchio, né a marchio del produttore. Risultano quindi prive di fondamento le accuse dell’organizzazione SOS Rosarno. Coop acquista agrumi da altre zone della Calabria, con grande attenzione verso gli aspetti etici e qualitativi delle produzioni, e a prezzi ben più alti di quanto segnalato nel suddetto comunicato. Il tema dello sfruttamento di migliaia di lavoratori stranieri, in gran parte clandestini, che vengono impegnati nelle campagne del sud per effettuare la raccolta stagionale di frutta e verdura, è da anni alla nostra attenzione.

Il punto di partenza dell’azione di Coop per combattere sfruttamento e lavoro nero è stata la decisione nel 1998 di certificarsi secondo lo schema SA8000, impegnandosi affinché le produzioni a marchio Coop fossero realizzate nel rispetto dei diritti umani, il rispetto dei diritti dei lavoratori comprensivi dell’equo salario, il rispetto della sicurezza e della salubrità sul posto di lavoro. Questo implica che questi standard sono previsti nei capitolati di acquisto e negli anni Coop ha fatto effettuare oltre 1.100 ispezioni sulle proprie filiere per verificarne il rispetto. Anche sui prodotti non a proprio marchio, Coop pretende garanzie etiche ai propri fornitori. A fronte di questi impegni nel 2010 Coop è stata giudicata la migliore catena distributiva in Europa per responsabilità sociale da parte di Consumers International, un’organizzazione che raggruppa oltre 220 associazioni di consumatori di 155 nazioni; nel 2013 anche Altroconsumo ha giudicato Coop di gran lunga la migliore catena distributiva in Italia per gli impegni etici. Siamo pertanto stupiti dall’iniziativa che, per evidenziare un così grave problema, punta il dito in modo strumentale, su chi questo problema lo sta combattendo concretamente, da anni, in prima linea. Siamo a disposizione per mostrare tutte le evidenze di quanto sopra affermato”. (fonte: Affari Italiani)

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